zerit*56cps 20mg stavudina bristol-myers squibb srl
Che cosa è zerit 56cps 20mg?
Zerit capsule rigide prodotto da
bristol-myers squibb srl
è un farmaco osped. esitabile della categoria
specialita' medicinali con prescrizione medica
che appartiene alla fascia H che comprende i farmaci di esclusivo uso ospedaliero, non vendibili ai cittadini presso le farmacie aperte al pubblico, ma utilizzabili o distribuibili solo nell'ambito delle strutture sanitarie pubbliche .
Zerit risulta
non in commercio nelle farmacie italiane
E' utilizzato per la cura di antivirali ad azione diretta.
Contiene i principi attivi:
stavudina
Composizione Qualitativa e Quantitativa: stavudina 20 mg.
Codice AIC: 032803049
Codice EAN: 0
Informazioni e Indicazioni, a cosa serve?
Trattamento, in combinazione con altri farmaci antiretrovirali, per il trattamento di pazienti adulti e pediatrici (di eta' superiore ai 3 mesi) infetti dal virus HIV solo quando gli altri antiretrovirali non possono essere utilizzati. La durata del trattamento deve essere limitata al tempo piu' breve possibile.
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Posologia
Per i pazienti che iniziano la terapia, la durata deve essere limitata al tempo piu' breve possibile, seguita dal passaggio ad una terapia alternativa appropriata, ogni qualvolta cio' sia possibile. Adulti: 30mg due volte al giorno per pazienti di peso < 60 mg; 40 mg due volte al giorno per pazienti di peso >= 60 kg. Adolescenti, bambini (> 3 mesi di eta'): 1 mg/kg due volte al giorno per pazienti di peso < 30 kg; per pazienti di peso >= 30 kg si somministra il dosaggio per adulti. La formulazione in polvere deve essere usata nei bambini di eta' inferiore ai tre mesi. I pazienti adulti che hanno problemi a deglutire le capsule devono richiedere, se possibile, di passare alla formulazione in polvere. Aggiustamenti del dosaggio. Se si manifestano sintomi di neuropatia periferica bisogna considerare il passaggio del paziente ad una terapia alternativa. Nei rari casi nei quali cio' non sia appropriato, si puo' prendere in considerazione una riduzione del dosaggio della stavudina, mantenendo una soddisfacente soppressione virologica. I possibili benefici dovuti ad una riduzione del dosaggio in ogni caso devono essere bilanciati in confronto ai rischi che possono derivare da queste misure (concentrazioni intracellulari inferiori). Anziani: il farmaco non e' stato studiato in modo specifico nei pazienti al di sopra dei 65 anni di eta'. Insufficienza epatica: non e' necessario alcun iniziale aggiustamento di dosaggio. Pazienti con insufficienza renale.Clearance della creatinina tra 26-50 ml/min: 15 mg due volte al giorno per pazienti di peso < 60 kg; 20 mg due volte al giorno per pazientidi peso >= 60 kg. Clearance della creatinina <= 25 ml/min (compresi ipazienti in dialisi): 15 mg/die per pazienti di peso < 60 kg; 20 mg/die per pazienti di peso >= 60 kg. Dato che l'escrezione urinaria e' anche la principale via di eliminazione della stavudina nei pazienti pediatrici, la clearance della stavudina puo' risultare alterata nei pazienti pediatrici con disfunzione renale. Sebbene non ci siano dati sufficienti, si deve considerare una riduzione della dose e/o un aumento dell'intervallo tra le somministrazioni proporzionale alla riduzione del dosaggio per i pazienti adulti. Non ci sono raccomandazioni sul dosaggio per i pazienti pediatrici con meno di 3 mesi di eta' e con compromissione renale. Per un assorbimento ottimale, il medicinale deve essere assunto a stomaco vuoto (cioe' almeno 1 ora prima dei pasti), ma secio' non fosse possibile, puo' essere assunto con un pasto leggero. Il medicinale puo' anche essere somministrato aprendo con attenzione lacapsula rigida e mescolandone il contenuto con il cibo.
Effetti indesiderati
Sommario del profilo di sicurezza. La terapia con stavudina e' associata a numerose reazioni avverse gravi alla cui base e' presente un potenziale meccanismo di tossicita' mitocondriale. Deve essere fatta una attenta valutazione beneficio-rischio e deve essere considerato un antiretrovirale alternativo. Patologie del sistema emolinfopoietico. Raro: anemia; molto raro: trombocitopenia, neutropenia. Patologie endocrine. Non comune: ginecomastia. Disturbi del metabolismo e della nutrizione. Comune: lipoatrofia, lipodistrofia, iperlattatemia asintomatica; non comune: acidosi lattica (in alcuni casi con debolezza motoria), anoressia; raro: iperglicemia; molto raro: diabete mellito. Disturbi psichiatrici. Comune: depressione; non comune: ansia, labilita' emozionale. Patologie del sistema nervoso. Comune: sintomi neurologici periferici, inclusa neuropatia periferica, parestesie e neurite periferica, vertigini, alterazioni dell'attivita' onirica, cefalea, insonnia, disturbi del pensiero, sonnolenza; molto raro: debolezza motoria (piu' spessoriportata in caso di iperlattatemia sintomatica o della sindrome da acidosi lattica). Patologie gastrointestinali. Comune: diarrea, dolore addominale, nausea, dispepsia; non comune: pancreatite, vomito. Patologie epatobiliari. Non comune: epatite o ittero; raro: steatosi epatica; molto raro: insufficienza epatica. Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo. Comune: rash, prurito; non comune: orticaria. Patologie del sistema muscoloscheletrico e del tessuto connettivo. Non comune:artralgia, mialgia. Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione. Comune: stanchezza; non comune: astenia. Descrizione di reazioni avverse selezionate. Sindrome da riattivazione immunitaria: in pazienti affetti da HIV con deficienza immunitaria grave al momento dell'inizio della terapia antiretrovirale di combinazione (CART), puo' insorgere una reazione infiammatoria a infezioni opportunistiche asintomatiche o residuali. La terapia antiretrovirale di combinazione e' stata associata alla redistribuzione del grasso corporeo (lipodistrofia), nei pazienti con infezione da HIV, inclusi la perdita digrasso sottocutaneo periferico e facciale, l'aumento del grasso addominale e viscerale, l'ipertrofia mammaria e l'accumulo di grasso dorsocervicale (gibbo). In studi clinici randomizzati e controllati su pazienti mai sottoposti a trattamento, si e' sviluppata lipoatrofia clinicain una maggiore proporzione di pazienti trattati con stavudina in confronto ad altri NRTI (tenofovir o abacavir). Nel tempo l'incidenza e la gravita' della lipoatrofia sono cumulative; col passare del tempo lalipoatrofia puo' colpire la maggior parte dei pazienti e spesso non e' reversibile con l'interruzione della terapia con stavudina. La terapia antiretrovirale di combinazione e' stata associata ad anormalita' metaboliche come ipertrigliceridemia, ipercolesterolemia, insulino resistenza, iperglicemia e iperlattemia (molto rare). Casi di osteonecrosisono stati riportati soprattutto in pazienti con fattori di rischio generalmente noti, con malattia da HIV in stadio avanzato e/o esposti per lungo tempo alla terapia antiretrovirale di combinazione (CART). Lafrequenza di tali casi e' sconosciuta. Le alterazioni dei test di laboratorio riportate in questi due studi ed in uno studio in corso di follow-up hanno incluso rialzi delle ALT (> 5 volte i limiti superiori della norma), delle AST (> 5 volte i limiti superiori della norma), della lipasi (>= 2,1 volte i limiti superiori della norma). La macrocitosi in questi studi non e' stata valutata, ma e' stata trovata associataal farmaco in un precedente studio clinico (MCV > 112 fl nel 30% dei pazienti). Adolescenti, bambini e prima infanzia: le reazioni avverse e le anormalita' gravi di laboratorio segnalate negli studi clinici sono stati generalmente simili, come tipo e frequenza, a quelli riscontrati negli adulti. Comunque, una neuropatia periferica clinicamente rilevante e' meno frequente. Anormalita' di laboratorio rilevanti di grado 3-4 riscontrate nei bambini trattati con stavudina sono state: abbassamento dei neutrofili, dell'emoglobina, aumento della ALT e nessuna anormalita' della lipasi. Non sono stati raccolti dati sul livello dell'acido lattico sierico. Si e' rilevato un aumento della mortalita' deibambini nel gruppo di trattamento stavudina piu' didanosina rispetto ai gruppi di trattamento con stavudina, didanosina o zidovudina, con una maggiore incidenza di nascite di bambini nati morti nel gruppo stavudina piu' didanosina. La revisione dei dati di sicurezza post-marketing mostra che reazioni avverse indicative di disfunzione mitocondrialesono state riportate nei neonati e nei bambini esposti ad uno o piu' analoghi nucleosidici. Lo stato di HIV per i neonati ed i bambini di eta' uguale o inferiore a tre mesi e' stato negativo, mentre per bambini piu' grandi tendeva ad essere positivo. Il profilo degli eventi avversi per i neonati ed i bambini di eta' uguale o inferiore a tre mesi ha mostrato aumenti nei livelli dell'acido lattico, neutropenia, anemia, trombocitopenia, aumento delle transaminasi epatiche e dei lipidi, inclusa l'ipertrigliceridemia. Il numero di segnalazioni nei bambini piu' grandi e' stato troppo esiguo per identificare un modello.
Indicazioni
Trattamento, in combinazione con altri farmaci antiretrovirali, per il trattamento di pazienti adulti e pediatrici (di eta' superiore ai 3 mesi) infetti dal virus HIV solo quando gli altri antiretrovirali non possono essere utilizzati. La durata del trattamento deve essere limitata al tempo piu' breve possibile.
Controindicazioni ed effetti secondari
Ipersensibilita' al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti.
Composizione ed Eccipienti
Contenuto della capsula: lattosio; magnesio stearato; cellulosa microcristallina; sodio amido glicolato. Involucro della capsula: gelatina;ferro ossido colorante (E172); silicio diossido; sodio laurilsolfato;titanio diossido (E171). Gli involucri delle capsule sono marchiati con inchiostro nero edibile contenente: shellac; glicole propilenico; acqua depurata; potassio idrossido; ferro ossido (E172).
Avvertenze
La terapia con stavudina e' associata a numerosi effetti indesideratigravi alla cui base e' presente un potenziale meccanismo di tossicita' mitocondriale. Deve essere fatta una attenta valutazione beneficio-rischio e deve essere considerato un antiretrovirale alternativo. Con l'uso di analoghi nucleosidici inibitori della trascrittasi inversa (NRTI) e' stata riportata acidosi lattica di solito associata a epatomegalia e steatosi epatica. Sintomi precoci includono sintomi non gravi a carico dell'apparato digerente, malessere non specifico, perdita di appetito, perdita di peso, sintomi respiratori o neurologici. L'acidosi lattica presenta elevata mortalita' e puo' essere associata a pancreatite, insufficienza epatica, insufficienza renale, o paralisi motoria; si manifesta generalmente dopo alcuni o diversi mesi di trattamento. Il trattamento deve essere interrotto in caso di iperlattatemia sintomatica e acidosi metabolico/lattica, epatomegalia progressiva, o rapido innalzamento dei valori di aminotransferasi. Deve porsi attenzione nelsomministrare NRTI a pazienti con fattori di rischio di patologia epatica e steatosi epatica (inclusi certi medicinali e alcol). Pazienti con infezione concomitante da epatite C e trattati con interferone alfae ribavirina possono costituire una categoria a rischio speciale. Epatopatie: sono stati riportati casi di epatite o insufficienza epatica,talora fatali. La sicurezza e l'efficacia della stavudina nei pazienti con significative patologie epatiche di base non sono state dimostrate. Il rischio di reazioni avverse gravi e potenzialmente fatali a carico del fegato e' aumentato nei pazienti con epatite cronica B o C trattati con terapia antiretrovirale di combinazione. In presenza di segni di deterioramento dell'epatopatia in questi pazienti, si deve prendere in considerazione la sospensione o l'interruzione del trattamento. In caso di rapido aumento dei livelli delle transaminasi (ALT/AST, aumenti superiori a 5 volte i limiti superiori della norma), dovra' essere presa in considerazione l'interruzione della terapia con il farmaco e qualunque medicinale potenzialmente epatotossico. La terapia antiretrovirale combinata e' stata associata alla redistribuzione del grasso corporeo (lipodistrofia) in pazienti con infezione da HIV. Un rischio maggiore di lipodistrofia e' stato associato alla presenza di fattori individuali, quali l'eta' avanzata, ed a fattori legati al farmaco, come la maggior durata del trattamento antiretrovirale e dei disturbi metabolici ad esso associati. In studi clinici randomizzati e controllati su pazienti mai sottoposti a trattamento, si e' sviluppata lipoatrofia clinica in una maggiore proporzione di pazienti trattati con stavudina in confronto ad altri nucleosidi (tenofovir o abacavir). Nel tempo, l'incidenza e la gravita' della lipoatrofia sono cumulative con i regimi terapeutici contenenti stavudina. Occorre dare attenzione alla comparsa di sintomi lipoatrofia. Quando si evidenziano tali segni, si deve considerare l'interruzione della terapia. Occorre prendere in considerazione la misurazione dei lipidi sierici e della glicemia a digiuno. Fino al 20% dei pazienti sviluppera' una neuropatia periferica, spesso avente inizio dopo alcuni mesi di trattamento. I pazienti con precedenti di neuropatia o con altri fattori di rischio (per esempio, alcol, medicinali come l'isoniazide) necessitano di maggiore attenzione. I pazienti devono essere controllati per i sintomi (parestesia persistente, formicolio o dolore ai piedi/alle mani) e se tali sintomi sono presenti, si deve passare ad una terapia alternativa. I pazienti con precedenti di pancreatite presentavano un'incidenza di circa il 5% di ricomparsa della malattia durante il trattamento, rispetto a circa il 2% nei pazienti senza tali precedenti. I pazienti ad alto rischio devono essere attentamente monitorati. Sindrome da riattivazione immunitaria: in pazienti affetti da HIV con deficienza immunitaria grave al momentodella istituzione della terapia antiretrovirale di combinazione (CART), puo' insorgere una reazione infiammatoria a patogeni opportunisti asintomatici o residuali e causare condizioni cliniche serie, o il peggioramento dei sintomi. Tali reazioni sono state osservate entro le primissime settimane o mesi dall'inizio della terapia CART. Qualsiasi sintomo infiammatorio deve essere valutato e deve essere instaurato un trattamento, se necessario. Osteonecrosi: sebbene l'eziologia sia considerata multifattoriale, sono stati riportati casi soprattutto nei pazienti con malattia da HIV in stadio avanzato e/o esposti per lungo tempoalla terapia CART. Associazioni non raccomandate: in pazienti infettidal virus HIV, in trattamento con stavudina in associazione con idrossiurea e didanosina, sono state riportate pancreatite (fatale e non fatale) e neuropatia periferica (in alcuni casi grave). Per questo motivo, l'idrossiurea non deve essere usata nel trattamento dell'infezione da HIV. Anziani: il medicinale non e' stato specificamente studiato inpazienti con piu' di 65 anni di eta'. Popolazione pediatrica: sono disponibili dati di sicurezza da studi clinici fino a 6 settimane di trattamento in neonati e bambini di eta' inferiore ai 3 mesi. Si deve porre particolare attenzione alla storia del trattamento antiretrovirale ed al profilo di resistenza del ceppo HIV della madre. Disfunzione mitocondriale: in vitro ed in vivo , gli analoghi nucleosidici e nucleotidici hanno dimostrato di provocare danno mitocondriale di vario grado.Ci sono stati casi di disfunzione mitocondriale in bambini HIV-negativi esposti in utero e/o dopo la nascita ad analoghi nucleosidici. Le principali reazioni avverse riportate, spesso transitorie, sono i disordini ematologici (anemia, neutropenia), i disordini metabolici (iperlattatemia, iperlipasemia) e alcuni disordini neurologici tardivi (ipertonia, convulsioni, disturbi del comportamento; non e' noto se sono transitori o permanenti). Tutti i bambini, esposti in utero ad analoghi nucleosidici e nucleotidici, anche bambini HIV-negativi, devono essere sottoposti periodicamente ad esami clinici e di laboratorio e devono essere completamente esaminati, in caso di importanti segni o sintomi, per possibile disfunzione mitocondriale. Questi risultati non pregiudicano le attuali raccomandazioni locali sull'uso della terapia antiretrovirale su donne incinte per prevenire la trasmissione verticale del virus dell'HIV. Il farmaco contiene lattosio.
Gravidanza e Allattamento
Il medicinale non deve essere usato durante la gravidanza, se non in caso di assoluta necessita'. L'esperienza clinica nelle donne incinte e' limitata, ma sono state riportate anomalie congenite ed aborti. Studio AI455-094, prevenzione della trasmissione dalla madre al bambino: donne incinte mai trattate in precedenza sono state arruolate agli ultimi due mesi di gravidanza ed hanno ricevuto terapia antiretrovirale fino al parto. Profilassi antiretrovirale, con gli stessi farmaci somministrati alla madre, e' stata somministrata al neonato subito dopo il parto per le successive 6 settimane. Il periodo di follow-up ha coperto fino alle 24 settimane di eta'. Le coppie madre-figlio sono state randomizzate in modo da ricevere sia stavudina, che didanosina, che stavudina piu' didanosina o zidovudina. Intervallo di confidenza (95%) perla trasmissione materno fetale: 5,4-19,3% (stavudina); 5,2-18,7% (didanosina); 1,3-11,2% (stavudina piu' didanosina) e 1,9-12,6% per la zidovudina. Dati preliminari di sicurezza da questo studio hanno dimostrato un aumento della mortalita' dei bambini nel gruppo di trattamento stavudina piu' didanosina rispetto ai gruppi in trattamento con stavudina, didanosina o zidovudina. Non sono stati raccolti in questo studio dati sul livello di acido lattico sierico. Comunque, in donne in gravidanza in trattamento con una combinazione di didanosina e stavudina con o senza altra terapia anti-retrovirale e' stata riportata acidosi lattica, talvolta fatale. Tossicita' embrio-fetale e' stata osservata solo negli animali esposti ad alti dosaggi. Studi preclinici hanno dimostrato il passaggio della stavudina attraverso la placenta. Il farmaco deve essere usato in gravidanza solo dopo opportune considerazioni; non ci sono informazioni sufficienti per raccomandare il medicinale nella prevenzione della trasmissione dell'HIV da madre a figlio. Inoltre, la combinazione di stavudina e didanosina deve essere usata con cautela durante la gravidanza ed e' raccomandata solo se il potenziale beneficio supera il potenziale rischio. Si raccomanda che donne infette dall'HIV non allattino al seno in alcun caso al fine di evitare la trasmissione del virus. I dati disponibili sull'escrezione di stavudina nel latte materno non sono sufficienti per determinare il rischio nel bambino. Studi sui ratti in allattamento hanno mostrato che la stavudina e' escreta nel latte materno. Le madri devono interrompere l'allattamento al seno prima di assumere il farmaco. Non e' stata rilevata evidenza di infertilita' nei ratti ad elevati livelli di esposizione.
Interazioni con altri prodotti
Dal momento che la stavudina e' attivamente escreta dai tubuli renali, sono possibili interazioni con altri farmaci attivamente escreti perla stessa via. Tuttavia, non si e' osservata alcuna interazione farmacocinetica clinicamente rilevante con lamivudina. La zidovudina e la stavudina sono fosforilate dall'enzima cellulare (timidina chinasi), che agisce principalmente sulla zidovudina, diminuendo cosi' la fosforilazione della stavudina. Percio' la zidovudina non e' raccomandata per l'uso in combinazione con la stavudina. Gli studi in vitro indicano che l'attivazione della stavudina e' inibita dalla doxorubicina e dalla ribavirina ma non da altri farmaci usati nell'infezione da HIV che sono similarmente fosforilati, comunque, la co-somministrazione di stavudina con doxorubicina o ribavirina deve essere effettuata con cautela. L'influenza della stavudina sulla cinetica della fosforilazione degli analoghi nucleosidici diversi dalla zidovudina non e' stata studiata. Non si sono osservate interazioni clinicamente significative della stavudina o della stavudina piu' la didanosina con il nelfinavir. La stavudina non inibisce le principali isoforme del citocromo P450 CYP1A2, CYP2C9, CYP2C19, CYP2D6 e CYP3A4; percio' e' improbabile che si verifichino interazioni clinicamente significative con medicinali metabolizzati attraverso queste vie. Dato che la stavudina non e' legata alle proteine, non si pensa possa influenzare la farmacocinetica di medicinalilegati alle proteine. Non ci sono stati studi specifici di interazione con altri medicinali. Sono stati effettuati studi di interazione solo negli adulti.
Forme Farmacologiche
Conservazione del prodotto
Conservare a temperatura inferiore a 25 gradi C (blister in alluminio/aclar). Non conservare a temperatura superiore ai 30 gradi C (flaconiin HDPE). Conservare nella confezione originale.