zavedos*ev 1fl 5mg 5ml idarubicina pfizer italia srl
Che cosa è zavedos ev 1fl 5mg 5ml?
Zavedos soluzione iniettabile prodotto da
pfizer italia srl
è un farmaco solo uso ospedaliero della categoria
specialita' medicinali con prescrizione medica
che appartiene alla fascia H che comprende i farmaci di esclusivo uso ospedaliero, non vendibili ai cittadini presso le farmacie aperte al pubblico, ma utilizzabili o distribuibili solo nell'ambito delle strutture sanitarie pubbliche .
Zavedos risulta
non in commercio nelle farmacie italiane
E' utilizzato per la cura di antibiotici citotossici.
Contiene i principi attivi:
idarubicina cloridrato
Composizione Qualitativa e Quantitativa: idarubicina cloridrato.
Codice AIC: 027441068
Codice EAN: 0
Informazioni e Indicazioni, a cosa serve?
Agente antimitotico e citotossico. Leucemia acuta non-linfocitica (LANL) nell'adulto. L'idarubicina e' in grado di indurre remissione sia come terapia di prima linea che in pazienti recidivanti o refrattari. Leucemia acuta linfocitica (LAL) nell'adulto e nel bambino come trattamento di seconda linea.
Vedi il foglio illustrativo completo
Posologia
Leucemia acuta non-linfocitica (LANL). Adulti: 12 mg/m^2 e.v. al giorno per 3 giorni in un regime di combinazione con citarabina. Un altro schema di dosaggio utilizzato nella LANL in monoterapia ed in combinazione, e' di 8 mg/m^2 e.v. al giorno per 5 giorni. Leucemia acuta linfocitica (LAL). Adulti: 12 mg/m^2 e.v. al giorno per 3 giorni e nei bambini e' di 10 mg/m^2 e.v. al giorno per 3 giorni. E' necessario comunque adattare gli schemi posologici suggeriti alle condizioni ematologiche del paziente e, in regime di combinazione, ai dosaggi degli altri farmaci citotossici. Solitamente la dose viene calcolata in base alla superficie corporea. Somministrare solo per via endovenosa. E' opportunoeseguire la somministrazione endovenosa sia della soluzione ricostituita che della soluzione pronta nell'arco di 5-10 minuti attraverso il tubolare di una fleboclisi di soluzione fisiologica in corso, dopo essersi accertati che l'ago sia perfettamente in vena. Questa tecnica riduce il pericolo di trombosi o di stravaso perivenoso, evento che puo' condurre a grave cellulite e necrosi. Una sclerosi venosa puo' essere osservata quando l'iniezione sia eseguita in piccoli vasi o venga ripetuta nella stessa vena.
Effetti indesiderati
Infezioni ed infestazioni. Molto comune (>=1/10): infezioni. Non comune (>=1/1,000, =1/10,000, =1/100, GRAVIDANZA E ALLATTAMENTOIdarubicina puo' determinare un danno cromosomiale negli spermatozoi umani. Per questo motivo, gli uomini in terapia con idarubicina devonofare uso di metodi contraccettivi efficaci. Studi in vivo ed in vitrohanno dimostrato il potenziale embriotossico di idarubicina. Non ci sono tuttavia studi adeguati e ben controllati su donne in gravidanza. Alle donne in eta' fertile si deve consigliare di evitare una gravidanza quando sono in trattamento con idarubicina e di fare uso di adeguati metodi contraccettivi durante la terapia, secondo le indicazioni delmedico. Usare in gravidanza solo se il potenziale beneficio giustifica il potenziale rischio per il feto. Non e' noto se idarubicina o i suoi metaboliti vengano escreti nel latte materno. Le donne non devono allattare durante il trattamento con idarubicina cloridrato.
Indicazioni
Agente antimitotico e citotossico. Leucemia acuta non-linfocitica (LANL) nell'adulto. L'idarubicina e' in grado di indurre remissione sia come terapia di prima linea che in pazienti recidivanti o refrattari. Leucemia acuta linfocitica (LAL) nell'adulto e nel bambino come trattamento di seconda linea.
Controindicazioni ed effetti secondari
Ipersensibilita' al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti e/o ad altre antracicline o antracenedioni. Grave insufficienza epatica. Grave insufficienza renale. Grave insufficienza miocardica. Infarto miocardico recente. Grave aritmia. Mielosoppressione persistente.Pregresso trattamento con le massime dosi cumulative di idarubicina e/o di altre antracicline e antracenedioni. Allattamento.
Composizione ed Eccipienti
>>Polvere: lattosio. Solvente: acqua per preparazioni iniettabili. >>Soluzione iniettabile: glicerolo, acido cloridrico, acqua per preparazioni iniettabili.
Avvertenze
La cardiotossicita' e' un rischio del trattamento con le antraciclineche si puo' manifestare con eventi acuti o ritardati. La cardiotossicita' immediata dell'idarubicina si manifesta principalmente con tachicardia sinusale e/o alterazioni del tracciato ECG, come alterazioni nonspecifiche del tratto ST-T. La cardiotossicita' ritardata solitamentesi manifesta tardi nel corso del trattamento o entro i 2-3 mesi successivi alla fine del trattamento, ma sono stati anche segnalati eventi che si manifestano piu' tardi, dopo diversi mesi o anni dalla fine della terapia. Si manifesta mediante una ridotta frazione di eiezione ventricolare sinistra (LVEF) e/o segni e sintomi di scompenso cardiaco congestizio quali dispnea, edema polmonare, edema dipendente, cardiomegalia, epatomegalia, oliguria, ascite, versamento pleurico e ritmo di galoppo. Sono stai inoltre segnalati effetti subacuti come pericardite/miocardite. I limiti per dosi cumulative di idarubicina, sia per via endovenosa sia per via orale, non sono stati definiti. La funzione cardiaca deve essere valutata prima di iniziare il trattamento con idarubicina e deve essere monitorata durante la terapia per minimizzare il rischio di un grave danno cardiaco. Tale rischio puo' essere ridotto con un monitoraggio regolare della LVEF durante il trattamento e l'immediata sospensione della terapia al comparire del primo segno di compromissione della funzionalita' cardiaca. La tecnica di monitoraggio utilizzata deve essere coerente durante il periodo di follow-up. Le antracicline, compresa l'idarubicina, non devono essere somministrate in associazione ad altri agenti cardiotossici a meno che la funzionalita' cardiaca del paziente non venga attentamente monitorata. Il trastuzumab ha una emivita di circa 28,5 giorni e puo' persistere nel sistema circolatorio fino a 24 settimane. Pertanto, se possibile, evitare una terapiaa base di antracicline fino a 24 settimane dopo la fine del trattamento con trastuzumab. Se vengono utilizzate antracicline prima di questotempo, la funzionalita' cardiaca del paziente deve essere attentamente monitorata. La funzionalita' cardiaca deve essere attentamente monitorata nei pazienti che assumono dosi cumulative elevate e in quelli con fattori di rischio. Tuttavia, la cardiotossicita' con idarubicina puo' verificarsi con dosi cumulative piu' basse in presenza o in assenzadi fattori di rischio per la tossicita' cardiaca. I neonati ed i bambini risultano esposti ad un rischio maggiore di comparsa di cardiotossicita' indotta da antracicline. Pertanto deve essere effettuata una valutazione periodica della funzionalita' cardiaca a lungo termine. E' probabile che la tossicita' di idarubicina e delle altre antracicline eantracenedioni sia additiva. Idarubicina e' un forte soppressore dell'attivita' del midollo osseo. Una grave mielosoppressione si verifica in tutti i pazienti in terapia con idarubicina. Prima e durante ogni ciclo di terapia con idarubicina deve essere valutato il profilo ematologico, incluso la conta differenziale dei globuli bianchi (WBC). La tossicita' ematologica si manifesta prevalentemente con leucopenia e/o granulocitopenia (neutropenia) reversibili e dose dipendenti che rappresentano le manifestazioni piu' comuni di tossicita' acuta dose-limitante di questo medicinale. La leucopenia e la neutropenia sono solitamente gravi; si possono inoltre riscontrare trombocitopenia ed anemia. Neutrofili e piastrine raggiungono il nadir solitamente tra i 10 ed i 14giorni successivi alla somministrazione del medicinale; tuttavia, la conta cellulare torna generalmente ai livelli normali durante la terzasettimana. Le conseguenze cliniche della mielosoppressione grave sono: febbre, infezioni, sepsi/setticemia, shock settico, emorragia, ipossia tissutale, o decesso. Sono stati riportati casi di leucemia secondaria, con o senza fase preleucemica, nei pazienti trattati con antracicline, inclusa l'idarubicina. E' piu' comune quando questi medicinali vengono somministrati in combinazione con agenti antineoplastici che danneggiano il DNA, o quando i pazienti sono stati pesantemente pretrattati con farmaci citotossici, o quando le dosi di antracicline sono state aumentate. Queste leucemie possono avere un periodo di latenza che varia da 1 a 3 anni. Idarubicina induce emesi. Una mucosite di solito compare immediatamente dopo l'inizio del trattamento e, se grave, puo'progredire in pochi giorni ad ulcerazioni delle mucosa. Il recupero da questi eventi avversi avviene per la maggior parte dei pazienti entro la terza settimana di terapia. Occasionalmente sono stati osservati episodi di gravi effetti gastrointestinali in pazienti in trattamento con idarubicina per via orale, affetti da leucemia acuta o con una storia di altre patologie o che avevano assunto medicinali che provocano complicazioni gastrointestinali. Nei pazienti affetti da una patologiagastrointestinale in atto con aumentato rischio di sanguinamento e/o perforazione, il medico deve valutare il rapporto rischio/beneficio della terapia con idarubicina per via orale. Poiche' un danno della funzionalita' epatica e/o renale puo' influire sul metabolismo di idarubicina, la funzionalita' epatica e renale deve essere valutata mediante le analisi cliniche di laboratorio convenzionali prima e durante il trattamento. Idarubicina puo' determinare iperuricemia come conseguenza dell'esteso catabolismo delle purine associato alla rapida lisi delle cellule tumorali indotta dal medicinale ("sindrome da lisi tumorale"). I livelli ematici di acido urico, potassio, calcio fosfato e creatinina devono essere valutati dopo l'inizio del trattamento. L'idratazione,l'alcalinizzazione delle urine e la profilassi con allopurinolo per prevenire l'uricemia possono minimizzare le potenziali complicanze della sindrome da lisi tumorale. La somministrazione di vaccini vivi o vivi attenuati in pazienti immunocompromessi dagli agenti chemioterapici inclusa l'idarubicina, possono determinare infezioni gravi o fatali. La vaccinazione con un vaccino vivo deve essere evitata nei pazienti che assumono idarubicina. I vaccini uccisi o inattivati possono essere somministrati; tuttavia, la risposta a tali vaccini potrebbe essere ridotta. Agli uomini trattati con idarubicina cloridrato si deve consigliare di fare uso di metodi contraccettivi durante la terapia e, se opportuno, di richiedere una consulenza sulla possibilita' di conservazione dello sperma in quanto la terapia potrebbe causare infertilita' irreversibile. Sono stati riportati casi di tromboflebiti e di fenomeni tromboembolici, inclusa l'embolia polmonare.
Gravidanza e Allattamento
Idarubicina puo' determinare un danno cromosomiale negli spermatozoi umani. Per questo motivo, gli uomini in terapia con idarubicina devonofare uso di metodi contraccettivi efficaci. Studi in vivo ed in vitrohanno dimostrato il potenziale embriotossico di idarubicina. Non ci sono tuttavia studi adeguati e ben controllati su donne in gravidanza. Alle donne in eta' fertile si deve consigliare di evitare una gravidanza quando sono in trattamento con idarubicina e di fare uso di adeguati metodi contraccettivi durante la terapia, secondo le indicazioni delmedico. Usare in gravidanza solo se il potenziale beneficio giustifica il potenziale rischio per il feto. Non e' noto se idarubicina o i suoi metaboliti vengano escreti nel latte materno. Le donne non devono allattare durante il trattamento con idarubicina cloridrato.
Interazioni con altri prodotti
Idarubicina e' un forte soppressore dell'attivita' del midollo osseo e in combinazione con altri trattamenti chemioterapici, compresi altrifarmaci aventi analogo meccanismo d'azione, e' possibile che i suoi effetti mielosoppressori si sommino a quelli degli altri farmaci. E' necessario monitorare la funzionalita' cardiaca durante il trattamento quando idarubicina viene somministrata in combinazione chemioterapica con altri medicinali potenzialmente cardiotossici, o con altri composticardioattivi (ad es. i calcioantagonisti). Un'alterazione della funzionalita' epatica o renale, causata da trattamenti concomitanti, puo' influire sul metabolismo, sulla farmacocinetica e sull'efficacia terapeutica e/o tossicita' di idarubicina. Quando la radioterapia viene somministrata contemporaneamente o 2-3 settimane prima di iniziare il trattamento con idarubicina puo' verificarsi un effetto mielosoppressore additivo.
Forme Farmacologiche
Conservazione del prodotto
Nessuna speciale precauzione per la conservazione.