venlafaxina rat*14cps 75mg rp venlafaxina ratiopharm italia srl

Che cosa è venlafaxina rat 14cps 75mg rp?

Venlafaxina rat capsule rigide rp prodotto da ratiopharm italia srl
è un farmaco generico della categoria farmaci preconfezionati prodotti industrialmente - generici che appartiene alla fascia A che comprende tutti i farmaci essenziali e per malattie croniche, che sono gratuiti per il cittadino, su questi farmaci le Regioni sono comunque libere di applicare eventualmente un ticket .
Venlafaxina rat risulta non in commercio nelle farmacie italiane
E' stato sostituito dal prodotto venlafaxina teva 14cps 75mg rp

E' utilizzato per la cura di antidepressivi.
Contiene i principi attivi: venlafaxina cloridrato
Composizione Qualitativa e Quantitativa: venlafaxina (come cloridrato).
Codice AIC: 038707081 Codice EAN: 0

Informazioni e Indicazioni, a cosa serve?

Trattamento degli episodi depressivi maggiori; prevenzione delle recidive di episodi depressivi maggiori; trattamento del disturbo d'ansia sociale.

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Posologia

Episodi depressivi maggiori: 75 mg una volta al giorno. Nei pazienti che non rispondono al dosaggio iniziale di 75 mg/die, la dose puo' essere aumentata progressivamente fino ad un massimo di 375 mg/die. Gli aumenti del dosaggio possono essere effettuati ad intervalli di 2 settimane o superiori. Se clinicamente necessario, a causa della gravita' dei sintomi, gli aumenti della dose possono essere effettuati ad intervalli piu' ravvicinati, ma comunque non inferiori ai 4 giorni. A causa del rischio di effetti avversi correlati al dosaggio, gli aumenti della dose devono essere effettuati solo dopo un'appropriata valutazione medica. Deve essere mantenuta la dose minima efficace. I pazienti devono essere trattati per un periodo di tempo sufficiente, di solito parecchi mesi o anche di piu'. L'utilita' del trattamento deve essere rivalutata regolarmente caso per caso. I trattamenti piu' a lungo termine possono essere appropriati anche per la prevenzione delle recidive di episodi depressivi maggiori (EDM). Nella maggioranza dei casi, la dose raccomandata per la prevenzione delle recidive degli EDM e' la stessa usata per il trattamento dell'episodio in corso. L'assunzione degli antidepressivi deve essere proseguita per almeno sei mesi dopo la remissione dei sintomi. Disturbo d'ansia sociale: 75 mg una volta al giorno.Non ci sono evidenze che confermino che dosi superiori apportino benefici maggiori. Tuttavia, nei pazienti che non rispondono al dosaggio iniziale di 75 mg/die, la dose puo' essere aumentata progressivamente fino ad un massimo di 225 mg/die. Gli aumenti del dosaggio vengono effettuati ad intervalli di 2 settimane o superiori. A causa del rischio di effetti avversi correlati al dosaggio, gli aumenti della dose devonoessere effettuati solo dopo un'appropriata valutazione medica. Deve essere mantenuta la dose minima efficace. I pazienti devono essere trattati per un periodo di tempo sufficiente, di solito parecchi mesi o anche di piu'. L'utilita' del trattamento deve essere rivalutata regolarmente caso per caso. Uso nei pazienti anziani: non e' necessario un adattamento specifico del dosaggio esclusivamente per ragioni di eta'. Tuttavia, il trattamento dei pazienti anziani richiede cautela. Deve essere impiegata sempre la dose minima efficace ed i pazienti devono essere attentamente monitorati ad ogni aumento del dosaggio. Uso nei bambini e negli adolescenti al di sotto dei 18 anni di eta': l'uso di venlafaxina non e' raccomandato nei bambini e negli adolescenti. Studi clinici controllati effettuati in bambini e adolescenti con disturbo depressivo maggiore non hanno provato l'efficacia della venlafaxina e pertanto non ne suggeriscono l'uso in questi pazienti. L'efficacia e la sicurezza di venlafaxina per altre indicazioni nei bambini e negli adolescenti al di sotto dei 18 anni non sono state stabilite. Uso nei pazienti con compromissione della funzione epatica: si deve considerare in generale una riduzione del dosaggio del 50%. Tuttavia, a causa della variabilita' interindividuale della clearance, e' preferibile individualizzare il dosaggio. Sono disponibili dati limitati riguardo i pazienti con funzionalita' epatica gravemente compromessa. E' necessaria quindi particolare cautela con questi soggetti, considerando una riduzionedella dose superiore al 50%. Uso nei pazienti con compromissione della funzione renale: si raccomanda cautela, sebbene non siano necessarievariazioni del dosaggio nei pazienti con velocita' di filtrazione glomerulare (VFG) compresa tra 30 e 70 ml/minuto. Nei pazienti sottopostiad emodialisi ed in quelli con grave compromissione della funzione renale (VFG < 30 ml/min), la dose deve essere ridotta del 50%. A causa della variabilita' interindividuale della clearance in questi pazienti,e' preferibile individualizzare il dosaggio. Sintomi da sospensione osservati in seguito ad interruzione del trattamento con venlafaxina: e' necessario evitare una brusca interruzione della terapia. L'interruzione del trattamento con venlafaxina deve avvenire riducendo gradualmente la dose in un arco di tempo di almeno una o due settimane, al finedi ridurre il rischio di comparsa di reazioni da sospensione. In casodi comparsa di sintomi intollerabili a seguito della riduzione della dose o dell'interruzione della terapia, puo' essere presa in considerazione la possibilita' di riprendere il trattamento con la dose precedentemente prescritta. Successivamente, procedere con la riduzione del dosaggio, ma in maniera piu' graduale. Si raccomanda di assumere il prodotto con il cibo, all'incirca alla stessa ora ogni giorno. Le capsuledevono essere deglutite intere con del liquido e non divise, frantumate, masticate o sciolte. I pazienti trattati con le compresse di venlafaxina a rilascio immediato possono passare al trattamento con le capsule di venlafaxina a rilascio prolungato utilizzando un dosaggio giornaliero quanto piu' possibile equivalente. Per esempio, i pazienti in trattamento con compresse di venlafaxina a rilascio immediato alla dosedi 37,5 mg due volte al giorno, possono passare al trattamento con lecapsule di venlafaxina a rilascio prolungato alla dose di 75 mg una volta al giorno. Puo' essere necessario aggiustare il dosaggio individualmente. Le capsule contengono sferoidi, che rilasciano lentamente il principio attivo nel tratto digerente. La porzione insolubile di questi sferoidi viene eliminata ed puo' essere visibile nelle feci.

Effetti indesiderati

Le reazioni avverse sono elencate di seguito divise per classe di organo-sistema e frequenza. Le frequenze degli eventi avversi sono definite come: molto comune (>= 1/10); comune (>=1/100, =1/1.000, =1/10.000, GRAVIDANZA E ALLATTAMENTONon sono disponibili dati adeguati sull'uso di venlafaxina in donne gravide. Studi negli animali hanno mostrato tossicita' riproduttiva. Ilrischio potenziale per l'uomo non e' noto. Pertanto la venlafaxina deve essere somministrata in gravidanza solo quando i benefici attesi sono superiori ai possibili rischi. Possono manifestarsi sintomi da sospensione nel neonato se l'uso della venlafaxina viene protratto fino alla nascita o fino a poco prima della nascita. Alcuni neonati esposti alla venlafaxina alla fine del terzo trimestre hanno sviluppato complicazioni richiedenti alimentazione enterale, respirazione assistita o ospedalizzazione prolungata. Tali complicazioni possono insorgere immediatamente al momento del parto. Dati epidemiologici indicano che l'uso di farmaci SSRI in gravidanza, in particolare nella tarda gravidanza, puo' aumentare il rischio di ipertensione polmonare persistente nel neonato (PPHN). Sebbene non esistano studi che abbiano investigato un'associazione della PPHN al trattamento con farmaci SRNI, questo potenziale rischio non puo' essere escluso con la venlafaxina, tenendo in considerazione il meccanismo d'azione correlato (inibizione della ricaptazione della serotonina). I seguenti sintomi possono manifestarsi nei neonati se la madre ha assunto SSRI/SNRI nelle ultime fasi della gravidanza: irritabilita', tremore, ipotonia, pianto persistente, difficolta'di suzione o difficolta' a dormire. Questi sintomi possono indicare sia effetti serotoninergici sia sintomi da esposizione. Nella maggioranza dei casi queste complicazioni si osservano immediatamente o nelle entro le 24 ore successive al parto. Venlafaxina ed il suo metabolita attivo, O-desmetilvenlafaxina, vengono escreti nel latte materno. E' stato osservato negli studi di post-marketing che infanti allattati hanno sperimentato casi di pianto, irritabilita' e difficolta' a dormire. Sono stati anche riportati dopo l'interruzione dell'allattamento sintomi consistenti in seguito alla sospensione di venlafaxina. Il rischio per il lattante non puo' essere escluso.

Indicazioni

Trattamento degli episodi depressivi maggiori; prevenzione delle recidive di episodi depressivi maggiori; trattamento del disturbo d'ansia sociale.

Controindicazioni ed effetti secondari

Ipersensibilita' al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti; il trattamento concomitante con inibitori irreversibili della monoamminoossidasi (IMAO) e' controindicato, a causa del rischio di insorgenza di sindrome serotoninergica con sintomi quali agitazione, tremore ed ipertermia; il trattamento con venlafaxina non deve essere iniziato prima che siano trascorsi almeno 14 giorni dall'interruzione del trattamento con un IMAO irreversibile. L'assunzione di venlafaxina deve essere interrotta almeno 7 giorni prima di iniziare il trattamento conun IMAO irreversibile.

Composizione ed Eccipienti

Capsule rigide a rilascio prolungato 37,5 - 75 e 150 mg. Contenuto della capsula: ipromellosa, ammonio metacrilato copolimero (tipo B), copolimero metacrilato butilato basico, sodio laurilsolfato, magnesio stearato. Rivestimento della capsula: titanio diossido (E 171), gelatina.Rivestimento della capsula da 75 mg: titanio diossido (E 171), ossidodi ferro rosso (E 172), gelatina. Rivestimento della capsula da 150 mg: titanio diossido (E 171), eritrosina (E 127), indigo carminio (E 132), gelatina.

Avvertenze

La depressione e' associata ad un aumentato rischio di ideazione suicidaria, autolesionismo e suicidio. Questo rischio persiste fino ad unaremissione significativa. Monitorare fino al raggiungimento di un miglioramento, che potrebbe non verificarsi nel corso delle prime settimane. Il rischio di suicidio puo' aumentare nelle fasi precoci del miglioramento. Anche altre patologie psichiatriche per le quali viene prescritto possono essere associate ad un aumentato rischio di eventi correlati al suicidio. Inoltre, queste condizioni possono essere in comorbilita' con il disturbo depressivo maggiore. Quindi, quando si trattano pazienti con disturbo depressivo maggiore, osservare le stesse precauzioni seguite per pazienti affetti da altre patologie psichiatriche. Ilrischio di comportamento suicidario con l'uso di antidepressivi aumenta rispetto al placebo nei pazienti di eta' inferiore ai 25 anni. Supervisionare i pazienti, in particolare di quelli ad alto rischio, durante la terapia, specie nelle fasi iniziali e alle modifiche del dosaggio. Avvertire della necessita' di controllare la comparsa di un peggioramento clinico, di comportamento o ideazione suicidaria e qualsiasi modifica del comportamento abituale. Non usare in bambini e adolescenti di eta' inferiore ai 18 anni. Comportamenti correlati al suicidio e ostilita' sono stati osservati con maggiore frequenza negli studi clinici effettuati su bambini e adolescenti trattati con antidepressivi rispetto a placebo. Se si decidesse di effettuare il trattamento, sorvegliare attentamente il paziente per la possibile comparsa di sintomi suicidari. Durante il trattamento puo' manifestarsi una sindrome serotoninergica, una condizione potenzialmente pericolosa per la vita del paziente, che puo' sopravvenire particolarmente con l'uso concomitante di altri farmaci come gli IMAO, che possono influenzare il sistema dei neurotrasmettitori serotoninergici. La sindrome serotoninergica comprendesintomi quali variazioni dello stato mentale, instabilita' del sistema nervoso autonomo, anomalie neuromuscolari e/o sintomi gastrointestinali. Si puo' verificare midriasi. Si raccomanda quindi di monitorare accuratamente i pazienti con aumentata pressione intraoculare o i pazienti a rischio di glaucoma ad angolo stretto (glaucoma ad angolo chiuso). Sono stati riportati comunemente aumenti dose-correlati della pressione sanguigna. In alcuni casi, sono stati segnalati aumenti pressori gravi che hanno richiesto un trattamento immediato. Esaminare per verificare i valori pressori e controllare l'eventuale ipertensione preesistente prima di iniziare il trattamento. Controllare la pressione sanguigna periodicamente, dopo l'inizio della terapia e dopo gli aumenti della dose. Particolare cautela e' richiesta per quei pazienti le cui condizioni preesistenti possono essere compromesse da rialzi pressori. Puo' verificarsi un aumento della frequenza cardiaca, specie ad alti dosaggi. Usare con cautela nel caso di pazienti le cui condizioni preesistenti possono essere compromesse da un aumento della frequenza cardiaca. L'uso non e' stata valutato nei pazienti con anamnesi recente di infarto del miocardio o malattia cardiaca instabile. Pertanto, usare con cautela in questi pazienti. E' stata riportata aritmia cardiaca fatale, specie con sovradosaggio. Durante la terapia possono manifestarsiconvulsioni. Introdurre il prodotto con cautela nei pazienti con anamnesi di convulsioni, e monitorare tali pazienti. Sospendere il trattamento nei pazienti che sviluppino disturbi epilettici. Possono verificarsi casi di iposodiemia e/o Sindrome da Inappropriata Secrezione di Ormone Antidiuretico (SIADH). Cio' e' stato osservato piu' frequentemente nei pazienti con deplezione di liquidi o disidratati. I pazienti anziani, quelli che assumono diuretici e i soggetti con deplezione di liquidi per altra causa sono maggiormente esposti a questo rischio. Puo' ridurre la funzione piastrinica. Il rischio di sanguinamento della cute e delle mucose puo' aumentare con l'uso. Usare con cautela nei pazienti predisposti al sanguinamento, compresi i pazienti in terapia con anticoagulanti ed inibitori piastrinici. In studi clinici placebo-controllati, sono stati osservati incrementi sierici di colesterolo clinicamente rilevanti nei pazienti trattati con il prodotto (5,3%) rispetto a placebo (0,0%) per almeno 3 mesi. Nel trattamento a lungo termine e'quindi necessario monitorare i livelli sierici di colesterolo. La sicurezza e l'efficacia della terapia in associazione a farmaci per la riduzione del peso corporeo, inclusa la fentermina, non sono state stabilite. Pertanto l'associazione con farmaci per la riduzione del peso corporeo non e' raccomandata. Non e' indicato per la perdita di peso corporeo sia da solo che in associazione ad altri prodotti. Episodi di mania/ipomania si possono verificare in pazienti con disturbi dell'umoretrattati con antidepressivi. Usare con cautela nei pazienti con anamnesi o familiarita' di disturbo bipolare. In alcuni pazienti possono verificarsi episodi di aggressivita'. Cio' e' stato osservato all'iniziodella terapia, in occasione delle variazioni del dosaggio e alla sospensione del trattamento. Usare con cautela nei pazienti con anamnesi di aggressivita'. La comparsa di sintomi da sospensione a seguito di interruzione del trattamento e' comune, specie se l'interruzione della terapia avviene in modo brusco. Il rischio di comparsa di sintomi da sospensione puo' dipendere da diversi fattori, compresa la durata e la dose della terapia e la velocita' di riduzione della dose. Le reazioni piu' comunemente riportate sono state vertigini, disturbi del sensorio, disturbi del sonno, agitazione o ansia, nausea e/o vomito, tremore ecefalea. Questi sintomi sono di intensita' variabile da lieve a moderata, ma possono anche essere gravi. Abitualmente questi sintomi si manifestano entro i primi giorni dalla sospensione, ma sono stati segnalati anche rari casi in cui sono stati osservati in pazienti che avevanosaltato una dose. In genere tali sintomi sono auto-limitanti e di solito si risolvono entro 2 settimane, ma possano durare piu' a lungo (2-3 mesi o piu'). Ridurre gradualmente la dose nell'arco di un periodo di diverse settimane o mesi, in base alle necessita' del paziente. L'uso e' stato associato ad acatisia, piu' probabile entro le prime settimane di trattamento. Nei pazienti che sviluppano questi sintomi, l'aumento della dose puo' essere dannoso. Il 10% dei pazienti trattati riporta secchezza delle fauci. Cio' puo' comportare un aumento del rischio di carie, per cui e' importante informare i pazienti dell'importanza dell'igiene orale. Nei pazienti diabetici il trattamento con gli SSRI ocon venlafaxina può alterare il controllo glicemico. Può essere necessario modificare il dosaggio dell'insulina e/o degli ipoglicemizzanti orali.

Gravidanza e Allattamento

Non sono disponibili dati adeguati sull'uso di venlafaxina in donne gravide. Studi negli animali hanno mostrato tossicita' riproduttiva. Ilrischio potenziale per l'uomo non e' noto. Pertanto la venlafaxina deve essere somministrata in gravidanza solo quando i benefici attesi sono superiori ai possibili rischi. Possono manifestarsi sintomi da sospensione nel neonato se l'uso della venlafaxina viene protratto fino alla nascita o fino a poco prima della nascita. Alcuni neonati esposti alla venlafaxina alla fine del terzo trimestre hanno sviluppato complicazioni richiedenti alimentazione enterale, respirazione assistita o ospedalizzazione prolungata. Tali complicazioni possono insorgere immediatamente al momento del parto. Dati epidemiologici indicano che l'uso di farmaci SSRI in gravidanza, in particolare nella tarda gravidanza, puo' aumentare il rischio di ipertensione polmonare persistente nel neonato (PPHN). Sebbene non esistano studi che abbiano investigato un'associazione della PPHN al trattamento con farmaci SRNI, questo potenziale rischio non puo' essere escluso con la venlafaxina, tenendo in considerazione il meccanismo d'azione correlato (inibizione della ricaptazione della serotonina). I seguenti sintomi possono manifestarsi nei neonati se la madre ha assunto SSRI/SNRI nelle ultime fasi della gravidanza: irritabilita', tremore, ipotonia, pianto persistente, difficolta'di suzione o difficolta' a dormire. Questi sintomi possono indicare sia effetti serotoninergici sia sintomi da esposizione. Nella maggioranza dei casi queste complicazioni si osservano immediatamente o nelle entro le 24 ore successive al parto. Venlafaxina ed il suo metabolita attivo, O-desmetilvenlafaxina, vengono escreti nel latte materno. E' stato osservato negli studi di post-marketing che infanti allattati hanno sperimentato casi di pianto, irritabilita' e difficolta' a dormire. Sono stati anche riportati dopo l'interruzione dell'allattamento sintomi consistenti in seguito alla sospensione di venlafaxina. Il rischio per il lattante non puo' essere escluso.

Interazioni con altri prodotti

>>Inibitori della Monoamminoossidasi (IMAO). IMAO irreversibili e nonselettivi: la venlafaxina non deve essere somministrata in associazione con IMAO irreversibili e non selettivi. Il trattamento con venlafaxina deve essere iniziato almeno 14 giorni dopo l'interruzione della terapia con un IMAO irreversibile e non selettivo. La venlafaxina deve essere sospesa almeno 7 giorni prima di iniziare il trattamento con un IMAO irreversibile e non selettivo. Inibitori MAO-A reversibili e selettivi (moclobemide): a causa del rischio di sindrome serotoninergica, l'associazione di venlafaxina con un IMAO reversibili e selettivo, come il moclobemide, non e' raccomandata. Dopo il trattamento con un IMAOreversibile puo' essere considerato un intervallo inferiore a 14 giorni prima di iniziare la terapia con venlafaxina. Si raccomanda che l'assunzione di venlafaxina sia sospesa almeno 7 giorni prima di iniziareil trattamento con un IMAO reversibile. IMAO reversibili e non selettivi (linezolid): l'antibiotico linezolid e' un debole IMAO reversibilee non-selettivo, e non deve essere somministrato ai pazienti trattaticon venlafaxina. Sono state riportate reazioni avverse gravi nei pazienti che avevano recentemente interrotto il trattamento con un IMAO ediniziato la terapia con venlafaxina, o viceversa avevano recentementeinterrotto la terapia con venlafaxina prima di iniziare il trattamento con un IMAO. Queste reazioni comprendevano tremore, mioclono, diaforesi, nausea, vomito, vampate, vertigini ed ipertermia, crisi epilettiche e morte. Sindrome serotoninergica: durante il trattamento puo' svilupparsi una sindrome serotoninergica, specie con l'uso concomitante dialtri medicinali che possono influenzare il sistema neurotrasmettitoriale serotoninergico (compresi triptani, SSRI, SNRI, litio, sibutramina, tramadolo o Erba di S. Giovanni [ Hypericum perforatum ]), come pure di medicinali che possono alterare il metabolismo della serotonina (comprese gli IMAO), o di precursori della serotonina (come gli integratori di triptofano). Nel caso il trattamento concomitante con venlafaxina e un SSRI, un SNRI o un agonista dei recettori serotoninergici (triptano) sia clinicamente giustificato, si consiglia un'attenta osservazione del paziente, in particolar modo durante le fasi iniziali del trattamento e in occasione degli aumenti del dosaggio. L'uso concomitante di venlafaxina e precursori serotoninergici (come gli integratori ditriptofano) non e' raccomandato. Sostanze attive sul SNC: il rischio relativo all'uso di venlafaxina in associazione ad altre sostanze attive a livello del SNC non e' stato valutato sistematicamente. Di conseguenza, si raccomanda cautela nell'uso concomitante di venlafaxina ed altre sostanze attive sul SNC. Etanolo: e' stato dimostrato che la venlafaxina non aumenta il danneggiamento delle capacita' mentali e motorie causato dall'etanolo. Tuttavia, i pazienti devono essere avvisati dievitare il consumo di alcol. Ketoconazolo (inibitore del CYP3A4): unostudio farmacocinetico condotto con il ketoconazolo in metabolizzatori forti (EM) e in metabolizzatori deboli (PM) del CYP2D6, ha evidenziato un valore maggiore per l'AUC della venlafaxina (70% e 21% rispettivamente nei soggetti (PM) e (EM) del CYP2D6) e dell'O-desmetilvenlafaxina (33% e 23% rispettivamente nei soggetti (PM) e (EM) del CYP2D6) dopo somministrazione di ketoconazolo. L'uso concomitante di inibitori del CYP3A4 (per es. atazanavir, claritromicina, indinavir, itraconazolo,voriconazolo, posaconazolo, ketoconazolo, nelfinavir, ritonavir, saquinavir, telitromicina) e venlafaxina puo' aumentare i livelli di venlafaxina e dell'O-desmetilvenlafaxina. Pertanto, e' richiesta particolare cautela se la terapia di un paziente comprende l'assunzione contemporanea di un inibitore del CYP3A4 e venlafaxina. Litio: l'uso concomitante di venlafaxina e litio puo' indurre l'insorgenza di una sindrome serotoninergica. Diazepam: la venlafaxina non produce effetti sulla farmacocinetica e la farmacodinamica del diazepam e del suo metabolita attivo, desmetildiazepam. Il diazepam non sembra modificare la farmacocinetica ne' della venlafaxina ne' della O-desmetilvenlafaxina. Non e' noto se esista una interazione farmacocinetica e/o farmacodinamica con altre benzodiazepine. Imipramina: la venlafaxina non modifica la farmacocinetica dell'imipramina e della 2-OH-imipramina. E' stato riportatoun aumento dose- dipendente dell'AUC della 2-OH-desipramina da 2,5 a 4,5 volte dopo somministrazione di venlafaxina in un range di dosaggioda 75 mg fino a 150 mg al giorno. L'imipramina non modifica la farmacocinetica della venlafaxina e della O-desmetilvenlafaxina. La rilevanza clinica di questa interazione non e' nota. E' necessaria cautela durante la co-somministrazione di venlafaxina ed imipramina. Aloperidolo:uno studio di farmacocinetica con l'aloperidolo ha mostrato, per l'aloperidolo, una diminuzione del 42% della clearance orale totale, un incremento del 70% dell'AUC, un aumento dell'88% della Cmax ma nessun cambiamento dell'emivita. Cio' deve essere tenuto in considerazione nei pazienti trattati contemporaneamente con aloperidolo e venlafaxina. Larilevanza clinica di questa interazione non e' nota. Risperidone: la venlafaxina ha aumentato l'AUC del risperidone del 50%, ma non ha modificato significativamente il profilo farmacocinetico della porzione totale attiva (risperidone piu' 9 -idrossirisperidone). La rilevanza clinica di questa interazione non e' nota. Metoprololo: in uno studio di interazione farmacocinetica con entrambi i farmaci, la somministrazione concomitante di venlafaxina e metoprololo in volontari sani ha indotto un aumento delle concentrazioni plasmatiche di metoprololo di circail 30-40%, senza alterare le concentrazioni plasmatiche del suo metabolita attivo, alfa-idrossimetoprololo. La rilevanza clinica di questo riscontro nei pazienti ipertesi e' sconosciuta. Il metoprololo non altera il profilo farmacocinetico della venlafaxina o del suo metabolita attivo, O-desmetilvenlafaxina. E' necessaria cautela durante la co-somministrazione di venlafaxina e metoprololo. Indinavir: uno studio di farmacocinetica con l'indinavir ha mostrato una diminuzione del 28% dell'AUC e del 36% della Cmax dell'indinavir. L'indinavir non modifica lafarmacocinetica della venlafaxina e della O-desmetilvenlafaxina. La rilevanza clinica di questa interazione e' sconosciuta.

Equivalenti in base alle liste di trasparenza

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Forme Farmacologiche


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Conservazione del prodotto

Questo medicinale non richiede alcuna condizione particolare di conservazione.