sebivo 28 compresse rivestite 600mg novartis farma spa

Che cosa è sebivo 28cpr riv 600mg?

Sebivo compresse rivestite prodotto da novartis farma spa
è un farmaco etico della categoria specialita' medicinali con prescrizione medica che appartiene alla fascia A che comprende tutti i farmaci essenziali e per malattie croniche, che sono gratuiti per il cittadino, su questi farmaci le Regioni sono comunque libere di applicare eventualmente un ticket .
Sebivo risulta non in commercio nelle farmacie italiane

E' utilizzato per la cura di nucleosidi e nucleotidi inibitori della trascrittasi inversa.
Contiene i principi attivi: telbivudina
Composizione Qualitativa e Quantitativa: ogni compressa rivestita con film contiene: 600 mg di telbivudina.
Codice AIC: 037884018 Codice EAN: 0

Informazioni e Indicazioni, a cosa serve?

E' indicato per il trattamento dell'epatite cronica B in pazienti adulti con malattia epatica compensata ed evidenza di replicazione virale, con livelli persistentemente elevati dell'alanina aminotransferasi sierica (ALT) ed evidenza istologica di infiammazione attiva e/o fibrosi.

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Posologia

La terapia deve essere iniziata da un medico esperto nel trattamento dell'infezione cronica da virus B dell'epatite. Adulti: la dose raccomandata e' 600 mg (una compressa) una volta al giorno, assunta per via orale con o senza cibo. Per i pazienti che hanno difficolta' a deglutire le compresse puo' essere presa in considerazione la soluzione oraledel farmaco. Durata della terapia: non e' nota la durata ottimale deltrattamento. L'interruzione del trattamento deve essere considerata nei casi seguenti: in pazienti HBeAg-positivi non cirrotici, il trattamento deve essere somministrato per almeno 6-12 mesi dopo sieroconversione confermata dell'HBe (perdita dell'HBeAg e perdita dell'HBV DNA conrilevazione di anti-HBe) o fino a sieroconversione dell'HBs o evidenza di perdita di efficacia. Dopo la sospensione del trattamento, i livelli serici di ALT e HBV DNA devono essere controllati regolarmente perindividuare possibili ricadute virologiche tardive; in pazienti HBeAg-negativi non cirrotici, il trattamento deve essere somministrato almeno fino alla sieroconversione dell'HBs o se c'e' evidenza di perdita di efficacia. Se il trattamento si prolunga per oltre due anni, si raccomanda una rivalutazione regolare della terapia prescelta per confermare che sia rimasta adeguata per il paziente. La risposta alla settimana 24 di trattamento si e' dimostrata predittiva della risposta a piu' lungo termine e puo' essere utilizzata per modulare il trattamento deipazienti in monoterapia con telbivudina. Insufficienza renale. Non e'necessario un aggiustamento della dose raccomandata di telbivudina nei pazienti con clearance della creatinina >= 50 ml/min. L'aggiustamento della dose e' richiesto nei pazienti con clearance della creatinina < 50 ml/min, compresi i pazienti con patologia renale allo stadio terminale (ESRD) in emodialisi. Si raccomanda la riduzione della dose giornaliera, come descritto di seguito. Se l'uso della soluzione orale none' possibile, in alternativa si possono utilizzare le compresse rivestite con film e la dose deve essere aggiustata aumentando l'intervallodi tempo tra le dosi, come descritto di seguito. Aggiustamento del regime di dosaggio in pazienti con insufficienza renale. Clcr >= 50: telbivudina 30ml una volta al giorno; telbivudina 600 mg una volta al giorno. Clcr 30-49: telbivudina 20 ml una volta al giorno; telbivudina 600 mg una volta ogni 48 ore. Clcr < 30 ( in pazienti che non richiedono dialisi): telbivudina 10 ml una volta al giorno; telbivudina 600 mg una volta ogni 72 ore. Clcr ESRD: telbivudina 6 ml una volta al giorno; telbivudina 600 mg una volta ogni 96 ore. Le modifiche della dose proposte si basano su estrapolazioni e potrebbero non essere ottimali. La sicurezza e l'efficacia di queste linee guida per l'aggiustamento della dose non sono state valutate clinicamente. Pertanto, si raccomandadi mantenere questi pazienti sotto stretto controllo clinico. Pazienti con patologia renale allo stadio terminale. Nei pazienti con ESRD, il farmaco deve essere somministrato dopo l'emodialisi. Insufficienza epatica. Non e' necessario un aggiustamento della dose raccomandata neipazienti con insufficienza epatica. Bambini e adolescenti. L'uso non e' raccomandato nei bambini e negli adolescenti al di sotto di 16 annidi eta' a causa della mancanza di dati sulla sicurezza e efficacia.

Effetti indesiderati

La valutazione delle reazioni avverse si basa principalmente su due studi (NV-02B-007 "GLOBE" e NV-02B-015) nei quali 1.699 pazienti con epatite cronica B sono stati trattati in doppio cieco con telbivudina 600 mg/die (n = 847) o lamivudina (n = 852) per 104 settimane. Negli studi clinici di 104 settimane, le reazioni avverse segnalate sono state di solito classificate di gravita' lieve o moderata. Gli eventi avversi piu' comuni, con almeno una possibile correlazione alla telbivudina,sono state gli innalzamenti della creatinchinasi di grado 3/4 (6,8%),l'affaticamento (4,4%), il mal di testa (3,0%) e la nausea (2,6%). Lereazioni avverse registrate negli studi a 104 settimane NV-02B-007 GLOBE e NV-02B-015 sono considerati in maniera raggruppata, secondo classificazione per sistemi e organi, utilizzando la seguente convenzione:molto comune (>=1/10); comune (>=1/100, =1/1.000, =1/10.000, 7x ULN) nel 12,6% dei pazienti trattati con telbivudina e nel 4,0% dei pazienti trattati con lamivudina. L'aumento della creatinchinasi e' stato, per la maggior parte, asintomatico e i valori sono solitamente diminuiti entro la visita successiva con la continuazione del trattamento. Nello studio pivotalNV-02B-007 (GLOBE), in entrambi i gruppi di trattamento valori maggiori di CK pre-trattamento e la razza Caucasica sono stati identificati come fattori predittivi per innalzamenti di grado 3/4 entro 104 settimane. L'incidenza dei picchi di incremento di alanina aminotransferasi (ALT) durante il trattamento, nei due bracci di trattamento, viene descritta ulteriormente qui di seguito (incremento ALT > 2x basale e > 10x ULN). Il sommario dei picchi di incremento di ALT (IU/L) durante il trattamento (analisi aggregata NV-02B-007/NV-02B-015) e quella che segue. Incremento totale. Lamivudina n/N (%): 67/852 (7,9); telbivudina n/N (%): 41/847 (4,8). Incremento dal basale sino alla settimana 24. Lamivudina n/N (%): 25/852 (2,9); telbivudina n/N (%): 25/847 (3,0). Incremento dalla settimana 24 a fine studio. Lamivudina n/N (%): 44/837 (5,3); telbivudina n/N (%): 17/834 (2,0). Durante il trattamento, si raccomanda il monitoraggio periodico della funzione epatica. Esacerbazioni dell'epatite B dopo l'interruzione del trattamento. Esacerbazioni acute gravi dell'epatite B sono state riportate in pazienti che avevano interrotto la terapia contro l'epatiteB compresa quella con telbivudina. L'incidenza dei picchi di incremento di alanina aminotransferasi (ALT) nei due bracci di trattamento dopo l'interruzione del trattamento viene ulteriormente descritta qui di seguito (nalisi aggregata NV-02B-007/NV-02B-015). Incremento di ALT > 2x basale e > 10x ULN: lamivudina 10/180 (5,6%), telbivudina 9/154 (5,8%). Esperienza post-marketing. Le reazioni avverse seguenti sono state identificate sulla base delle segnalazioni spontanee post-marketing e sono riportate secondo la classificazione sistemica organica. Poiche' queste reazioni sono segnalate spontaneamente nell'ambito di una popolazione di numerosita' incerta, non e' sempre possibile stimarne con certezza la frequenza, che pertanto viene definita "non nota". Disturbi del metabolismo e della nutrizione. Sono stati segnalati casi di acidosi lattica come evento secondario spesso associato a condizioni gravi (ad es. insufficienza multi-organo o sepsi). Patologie del sistema muscoloscheletrico, del tessuto connettivo e dell'osso. Sono stati segnalati casi di rabdomiolisi.

GRAVIDANZA E ALLATTAMENTOPer la telbivudina non sono disponibili dati clinici relativi a gravidanze esposte. Gli studi su animali non indicano effetti dannosi diretti su gravidanza, sviluppo embrionale/fetale, parto o sviluppo post-natale. Gli studi su femmine gravide di ratti e conigli hanno mostrato che la telbivudina attraversa la placenta. Gli studi su coniglie gravide hanno evidenziato parto prematuro e/o aborto secondari a tossicita' nella madre. Il farmaco deve essere usato in gravidanza solo se il beneficio per la madre supera il potenziale rischio per il feto. Non ci sono dati sull'effetto della telbivudina riguardo la trasmissione dell'HBV da madre al neonato. Pertanto, si deve intervenire in modo appropriato per prevenire l'acquisizione neonatale dell'infezione da HBV. La telbivudina e' escreta nel latte del ratto. Non e' noto se la telbivudina sia escreta nel latte umano. Le donne che assumono il farmaco non devono allattare al seno. Non ci sono dati clinici sugli effetti dellatelbivudina sulla fertilita' maschile o femminile. Negli studi di tossicologia riproduttiva in animali adulti, la fertilita' e' risultata leggermente ridotta quando sia le femmine che i maschi di ratto hanno ricevuto telbivudina. Gli effetti avversi sulla fertilita' sono risultati maggiori in uno studio separato condotto su animali giovani quando entrambi i sessi hanno ricevuto telbivudina.

Indicazioni

E' indicato per il trattamento dell'epatite cronica B in pazienti adulti con malattia epatica compensata ed evidenza di replicazione virale, con livelli persistentemente elevati dell'alanina aminotransferasi sierica (ALT) ed evidenza istologica di infiammazione attiva e/o fibrosi.

Controindicazioni ed effetti secondari

Ipersensibilita' al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti.

Composizione ed Eccipienti

Nucleo della compressa: cellulosa microcristallina, povidone, sodio amido glicolato, silice colloidale anidra, magnesio stearato. Film di rivestimento della compressa: titanio diossido (E 171), macrogol, talco, ipromellosa.

Avvertenze

Gravi esacerbazioni acute dell'epatite cronica B sono relativamente frequenti e sono caratterizzate da un innalzamento transitorio delle ALT sieriche. Dopo l'inizio del trattamento antivirale, in alcuni pazienti possono aumentare le ALT sieriche mentre i livelli sierici di HBV DNA diminuiscono. In media, trascorrono 4-5 settimane prima dell'insorgenza di una esacerbazione nei pazienti trattati con telbivudina. Nel complesso, gli aumenti delle ALT si sono verificati piu' frequentementenei pazienti HBeAg-positivi rispetto ai pazienti HBeAg-negativi. Nei pazienti con patologia epatica compensata, questo innalzamento delle ALT sieriche non e' accompagnato da livelli elevati di bilirubina sierica o da altri segni di scompenso epatico. Il rischio di scompenso epatico e di una successiva riacutizzazione dell'epatite puo' essere maggiore nei pazienti con cirrosi. Tali pazienti devono essere tenuti sottoattenta osservazione. Sono state riportate esacerbazioni dell'epatitenei pazienti che hanno terminato il trattamento per l'epatite B. I picchi di incremento delle ALT dopo il trattamento sono di solito associati ad innalzamenti dei livelli sierici di HBV DNA e la maggior parte di questi casi e' risultata auto-limitante. Nonostante cio', sono state anche segnalate esacerbazioni gravi, e talvolta fatali della patologia dopo il trattamento. Pertanto, la funzione epatica deve essere controllata a intervalli regolari, con un follow-up sia clinico che di laboratorio, per almeno 6 mesi dopo l'interruzione della terapia per l'epatite B. Con l'uso di analoghi nucleosidici/nucleotidici sono stati segnalati episodi di acidosi lattica, talvolta fatali, e di solito associati a grave epatomegalia e steatosi. Dato che la telbivudina e' un analogo nucleosidico, questo rischio non puo' essere escluso. Il trattamento con analoghi nucleosidici deve essere interrotto in caso di rapido aumento dei livelli di aminotransferasi, di epatomegalia progressivao di acidosi metabolica/lattica di eziologia sconosciuta. Sintomi digestivi di natura benigna, quali nausea, vomito e dolore addominale, potrebbero indicare lo sviluppo di acidosi lattica. Casi gravi, talvoltacon esito fatale, sono stati associati a pancreatite, insufficienza epatica/steatosi epatica, insufficienza renale e livelli piu' elevati di lattato sierico. Deve essere usata cautela nel prescrivere analoghi nucleosidici a pazienti con epatomegalia, epatite o altri fattori di rischio noti di patologia epatica. Effetti muscolari. Sono stati riportati casi di miopatia e di mialgia con l'uso di telbivudina dopo diverse settimane-mesi dall'inizio della terapia. La miopatia, deve essere presa in considerazione nei pazienti che presentano mialgia diffusa, dolorabilita' muscolare, debolezza muscolare o miosite senza causa. I pazienti devono essere avvertiti di segnalare immediatamente la comparsadi persistenti e inspiegabili mialgie, dolore, dolorabilita' o debolezza muscolare. Se viene segnalato uno qualsiasi di questi sintomi, deve essere effettuato un esame muscolare dettagliato per valutare la funzionalita' muscolare. La terapia con telbivudina deve essere interrotta se viene diagnosticata una miopatia. Non e' noto se con la somministrazione concomitante di altri medicinali, il rischio di miopatia durante il trattamento con telbivudina sia aumentato. I medici che prendonoin considerazione il trattamento concomitante con altri agenti associati a miopatia devono valutare attentamente i benefici e i rischi potenziali e devono tenere sotto osservazione i pazienti per qualsiasi segno o sintomo predittivo di miopatia. Neuropatia periferica. La neuropatia periferica e' stata riportata con frequenza non comune in pazientitrattati con telbivudina. Se si sospetta una neuropatia periferica, deve essere riconsiderata l'opportunita' del trattamento con telbivudina. E' stato osservato un aumento del rischio di neuropatia periferica quando telbivudina e interferone alfa-2a pegilato sono somministrati in combinazione. Non si puo' escludere un aumento di tale rischio per altri interferoni alfa. Funzione renale. La telbivudina e' eliminata principalmente per escrezione renale, pertanto si raccomanda un aggiustamento dell'intervallo di dose nei pazienti con clearance della creatinina < 50 ml/min, compresi i pazienti emodializzati. L'efficacia dell'aggiustamento dell'intervallo di dose non e' stata valutata clinicamente. Pertanto, la risposta virologica deve essere tenuta sotto stretta osservazione nei pazienti a cui viene aumentato l'intervallo di dose. Pazienti con cirrosi non scompensata. A causa della disponibilita' di dati limitati, la telbivudina deve essere utilizzata con particolare cautela in pazienti cirrotici. Questi pazienti devono essere attentamente monitorati per i parametri clinici, biochimici e virologici associati all'epatite B durante il trattamento e dopo l'interruzione del trattamento. Pazienti con precedente esposizione ad analoghi nucleosidici/nucleotidici. In vitro , la telbivudina non e' risultata attiva nei confronti dei ceppi di HBV portatori delle mutazioni rtM204V/rtL180M o rtM204I. La monoterapia con telbivudina non e' idonea nei pazienti con infezione da virus B dell'epatite con accertata resistenza alla lamivudina. E' improbabile che i pazienti con fallimento virologico dopo oltre 24 settimane di trattamento con lamivudina traggano beneficio dalla monoterapia con telbivudina. Non sono al momento disponibili dati clinici per valutare adeguatamente il beneficio e il rischio del passaggioal trattamento con telbivudina di pazienti trattati con lamivudina che hanno raggiunto una completa soppressione virale. I risultati preliminari di un saggio cellulare hanno dimostrato che la sostituzione A181V associata alla resistenza ad adefovir ha una sensibilita' alla telbivudina 3,7 volte inferiore. Pazienti sottoposti a trapianto di fegato.La sicurezza e l'efficacia di telbivudina in pazienti sottoposti a trapianto di fegato non sono note. Pazienti anziani. Gli studi clinici sulla telbivudina non comprendevano un numero di pazienti di eta' >= 65anni sufficiente per stabilire se rispondessero in modo diverso dai soggetti piu' giovani. Si deve usare cautela nella prescrizione a pazienti anziani, in considerazione della maggiore frequenza di riduzione della funzionalita' renale per patologia concomitante o per l'uso concomitante di altri medicinali. I pazienti devono essere avvertiti che iltrattamento non ha mostrato di ridurre il rischio di trasmissione dell'HBV attraverso il contatto sessuale o la contaminazione con il sangue. Non si raccomanda l'uso di telbivudina con lamivudina perche' la risposta al trattamento osservata con la terapia combinata di telbivudina e lamivudina e' stata inferiore rispetto alla risposta con la sola telbivudina.

Gravidanza e Allattamento

Per la telbivudina non sono disponibili dati clinici relativi a gravidanze esposte. Gli studi su animali non indicano effetti dannosi diretti su gravidanza, sviluppo embrionale/fetale, parto o sviluppo post-natale. Gli studi su femmine gravide di ratti e conigli hanno mostrato che la telbivudina attraversa la placenta. Gli studi su coniglie gravide hanno evidenziato parto prematuro e/o aborto secondari a tossicita' nella madre. Il farmaco deve essere usato in gravidanza solo se il beneficio per la madre supera il potenziale rischio per il feto. Non ci sono dati sull'effetto della telbivudina riguardo la trasmissione dell'HBV da madre al neonato. Pertanto, si deve intervenire in modo appropriato per prevenire l'acquisizione neonatale dell'infezione da HBV. La telbivudina e' escreta nel latte del ratto. Non e' noto se la telbivudina sia escreta nel latte umano. Le donne che assumono il farmaco non devono allattare al seno. Non ci sono dati clinici sugli effetti dellatelbivudina sulla fertilita' maschile o femminile. Negli studi di tossicologia riproduttiva in animali adulti, la fertilita' e' risultata leggermente ridotta quando sia le femmine che i maschi di ratto hanno ricevuto telbivudina. Gli effetti avversi sulla fertilita' sono risultati maggiori in uno studio separato condotto su animali giovani quando entrambi i sessi hanno ricevuto telbivudina.

Interazioni con altri prodotti

Poiche' la telbivudina viene eliminata principalmente per escrezione renale, la co-somministrazione con sostanze che influiscono sulla funzione renale (come aminoglicosidi, diuretici dell'ansa, composti del platino, vancomicina, amfotericina B) puo' alterare le concentrazioni plasmatiche della telbivudina e/o della sostanza somministrata congiuntamente. L'associazione della telbivudina con questi medicinali deve essere usata con cautela. La farmacocinetica della telbivudina allo steady-state e' rimasta inalterata dopo somministrazione ripetuta in associazione con lamivudina, adefovir dipivoxil, tenofovir disoproxil fumarato, ciclosporina o interferone alfa-2a pegilato. Inoltre la telbivudina non altera la farmacocinetica di lamivudina, adefovir dipivoxil, tenofovir disoproxil fumarato o ciclosporina. Non e' stato possibile trarre alcuna conclusione definitiva riguardo agli effetti della telbivudina sulla farmacocinetica dell'interferone pegilato a causa dell'elevata variabilita' interindividuale delle concentrazioni di interferone alfa-2a pegilato. Uno studio clinico che valutava la combinazione di telbivudina, 600 mg al giorno, e interferone alfa-2a pegilato, 180 mcg una volta alla settimana somministrato per via sottocutanea, ha mostratoche questa combinazione e' associata ad un aumento del rischio di sviluppare neuropatia periferica. Non e' noto il meccanismo alla base di questi eventi. Telbivudina non e' un substrato, un inibitore o un induttore del sistema enzimatico del citocromo P450 (CYP450). Pertanto, per il farmaco il potenziale di interazioni farmacologiche mediate dal CYP450 e' basso.

Forme Farmacologiche


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Conservazione del prodotto

Questo medicinale non richiede alcuna speciale condizione di conservazione.