retrovir ev 5 flaconi 20ml 200mg zidovudina viiv healthcare srl

Che cosa è retrovir ev 5fl 20ml 200mg?

Retrovir soluzione per infusione conc prodotto da viiv healthcare srl
è un farmaco osped. esitabile della categoria specialita' medicinali con prescrizione medica che appartiene alla fascia H che comprende i farmaci di esclusivo uso ospedaliero, non vendibili ai cittadini presso le farmacie aperte al pubblico, ma utilizzabili o distribuibili solo nell'ambito delle strutture sanitarie pubbliche .
Retrovir risulta in commercio nelle farmacie italiane

E' utilizzato per la cura di analoghi nucleosidici.
Contiene i principi attivi: zidovudina
Composizione Qualitativa e Quantitativa: flaconcini contenenti 200 mg di zidovudina in 20 ml di soluzione (10 mg di zidovudina per ml).
Codice AIC: 026697072 Codice EAN: 0

Informazioni e Indicazioni, a cosa serve?

Il medicinale e' indicato per il trattamento a breve termine delle gravi manifestazioni cliniche dell'infezione da Virus dell'Immunodeficienza Umana (HIV) in pazienti con Sindrome da Immunodeficienza Acquisita(AIDS) che non siano in grado di assumere le formulazioni orali del farmaco. Se possibile, non deve essere usato come monoterapia per questa indicazione. La chemioprofilassi con il farmaco e' indicata per l'uso in donne HIV-positive in gravidanza (oltre le 14 settimane di gestazione) per la prevenzione della trasmissione materno-fetale dell'HIV e per la profilassi primaria dell'infezione da HIV nei neonati. Il medicinale deve essere impiegato solo quando non sia possibile il trattamento orale (ad eccezione del travaglio e del parto).

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Posologia

Il farmaco deve essere prescritto da un medico esperto nel trattamento dell'infezione da HIV. La dose richiesta deve essere somministrata per infusione endovenosa lenta del prodotto diluito in un periodo di un'ora. Non somministrare per via intramuscolare. Diluizione: diluire prima della somministrazione. Posologia negli adulti: al dosaggio di 1 o2 mg di zidovudina/kg di peso corporeo ogni 4 ore, determina la stessa esposizione (AUC) che si ottiene con una dose orale di 1,5 o 3 mg dizidovudina/kg ogni 4 ore (rispettivamente 600 o 1200 mg al giorno perun paziente di 70 kg). La dose orale raccomandata e' 500-600 mg al giorno suddivisa in due o tre somministrazioni. Questa posologia e' attualmente impiegata come parte di un regime di trattamento multifarmacologico. I pazienti devono ricevere il farmaco solo fino a quando possa essere instaurata la terapia per via orale. Posologia nei bambini: sono disponibili dati limitati sull'uso nei bambini. E' stata impiegata una gamma posologica tra 80 e 160 mg/m^2 ogni 6 ore (320-640 mg/m^2/die). Un'esposizione a seguito di una dose di 120 mg/m^2 ogni 6 ore corrisponde circa a quella che si raggiunge dopo una dose orale di 180 mg/m^2 ogni 6 ore. La dose orale raccomandata come parte di un regime di trattamento multifarmacologico e' compresa tra i 360-480 mg/m^2 al giorno suddivisa in 3 o 4 somministrazioni, tale dose corrisponde ad una dose per via endovenosa compresa tra 240-320 mg/m^2 suddivisa in 3 o 4 somministrazioni. Posologia nella prevenzione della trasmissione materno-fetale: le donne in gravidanza (oltre le 14 settimane di gestazione) devono ricevere 500 mg/die mediante somministrazione orale (100 mg 5volte al giorno) sino all'inizio del travaglio. Durante il travaglio ed il parto il medicinale deve essere somministrato per via endovenosaalla dose di 2 mg/kg di peso corporeo per 1 ora, seguito da una infusione endovenosa continua alla dose di 1 mg/kg/ora sino al clampaggio del cordone ombelicale. Ai neonati devono essere somministrati 2 mg/kg di peso corporeo per via orale ogni 6 ore, iniziando entro 12 ore dalla nascita e continuando sino a 6 settimane di eta' (ad esempio un neonato di 3 kg dovrebbe richiedere 0,6 ml di soluzione orale ogni 6 ore).Ai neonati non in grado di ricevere il trattamento per via orale deveessere somministrato il farmaco per via endovenosa al dosaggio di 1,5mg/kg di peso corporeo, per infusione di 30 minuti ogni 6 ore. Nel caso si preveda un parto cesareo, l'infusione deve essere iniziata 4 oreprima dell'intervento. Nell'eventualita' di un falso travaglio, l'infusione deve essere interrotta e deve essere ripresa la somministrazione del farmaco per via orale. Modificazioni della posologia nei pazienti con reazioni avverse ematologiche: la sostituzione della zidovudina deve essere presa in considerazione nei pazienti nei quali il livello di emoglobina o la conta dei neutrofili scendono a livelli clinicamente significativi. Si devono escludere altre potenziali cause di anemia o neutropenia. La riduzione della posologia o l'interruzione della terapia, con il medicinale, deve essere presa in considerazione in assenza di trattamenti alternativi. Posologia negli anziani: la farmacocinetica della zidovudina non e' stata studiata nei pazienti di eta' superiore ai 65 anni e non sono disponibili specifici dati a riguardo. Tuttavia poiche' si consiglia una particolare attenzione in questo gruppo di eta' a causa delle modifiche associate all'eta' stessa, quali la diminuzione della funzione renale e le alterazioni dei parametri ematologici, e' consigliato un adeguato monitoraggio dei pazienti prima e durante la somministrazione del farmaco. Posologia nei soggetti con compromissione renale: in confronto a soggetti sani, i pazienti con grave alterazione della funzionalita' renale presentano un incremento del 50% del picco delle concentrazioni plasmatiche dopo somministrazione orale. L'esposizione sistemica (misurata come area sotto la curva della concentrazione di zidovudina nel tempo) e' incrementata del 100%; l'emivita non e' significativamente alterata. Nell'insufficienza renale si osserva un sostanziale accumulo del metabolita glucuronide, ma cio' non appare causa di tossicita'. In pazienti con grave compromissione renale la dose endovenosa raccomandata e' 1 mg/kg 3-4 volte al giorno. Questa e' equivalente alla dose giornaliera attualmente raccomandata di 300-400 mg per questo gruppo di pazienti che consente una biodisponibilita' del 60-70%. I parametri ematologici e la risposta clinica possono comportare la necessita' di successivi aggiustamenti posologici. L'emodialisi e la dialisi peritoneale non hanno un effetto significativo sull'eliminazione della zidovudina mentre l'eliminazione del metabolita glucuronide risulta aumentata. Per i pazienti con malattia renale all'ultimo stadio sottoposti a emodialisi o dialisi peritoneale la dose raccomandata e' di 100 mg ogni 6-8 ore (300 mg - 400 mg al giorno). Posologia nei soggetti con compromissione epatica: i dati nei pazienti concirrosi, suggeriscono che l'accumulo di zidovudina puo' verificarsi in pazienti con funzione epatica compromessa a causa della ridotta glucuronidazione. Riduzioni della posologia possono rendersi necessarie ma, a causa dell'ampia variabilita' nelle esposizioni a zidovudina nei pazienti con malattia epatica da moderata a grave, non si possono fornire precise raccomandazioni al riguardo. Se non e' possibile effettuareil controllo dei livelli plasmatici di zidovudina, sara' necessario da parte dei medici valutare segni di intolleranza come lo sviluppo di reazioni ematologiche avverse (anemia, leucopenia, neutropenia) e ridurre la dose e/o aumentare l'intervallo tra le somministrazioni in modoappropriato.

Effetti indesiderati

Il profilo delle reazioni avverse e' simile per gli adulti e i bambini. Fra le reazioni avverse piu' gravi vi sono, anemia (che puo' richiedere delle trasfusioni), neutropenia e leucopenia. Queste insorgono piu' frequentemente ai dosaggi maggiori (1200 - 1500 mg/die) ed in pazienti con malattia da HIV in fase avanzata (specialmente in caso di scarsa riserva midollare antecedente al trattamento) e particolarmente in pazienti con numero di cellule CD4 inferiore a 100/mm^3. Puo' rendersinecessaria la riduzione della posologia o la sospensione della terapia. L'incidenza della neutropenia e' altresi' aumentata nei pazienti con ridotta conta dei neutrofili, bassi livelli di emoglobina e vitaminaB 12 al momento dell'inizio della terapia. Gli eventi avversi considerati almeno possibilmente correlati al trattamento (reazioni avverse al farmaco ADR) sono elencati di seguito per organo, apparato/sistema eper frequenza assoluta. Le frequenze sono definite come: molto comune(maggiore di 10%), comune (1% - 10%), non comune (0,1% - 1%), raro (0,01% - 0,1%) e molto raro (minore di 0,01%). Patologie del sistema emolinfopoietico. Comune: anemia, neutropenia e leucopenia; non comune: pancitopenia con ipoplasia midollare, trombocitopenia; raro: aplasia eritrocitaria pura; molto raro: anemia aplastica. Disturbi del metabolismo e della nutrizione. Raro: acidosi lattica in assenza di ipossiemia,anoressia. Disturbi psichiatrici. Raro: ansia e depressione. Patologie del sistema nervoso. Molto comune: cefalea; comune: vertigini; raro:convulsioni, perdita di concentrazione mentale, insonnia, parestesie,sonnolenza. Patologie cardiache. Raro: cardiomiopatia. Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche. Non comune: dispnea; raro: tosse.Patologie gastrointestinali. Molto comune: nausea; comune: vomito, diarrea e dolore addominale; non comune: flatulenza; raro: pigmentazionedella mucosa orale, disgeusia e dispepsia. Pancreatite. Patologie epatobiliari. Comune: innalzamento dei livelli ematici degli enzimi epatici e della bilirubina; raro: affezioni epatiche, quali grave epatomegalia con steatosi. Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo. Noncomune: rash e prurito; raro: orticaria, pigmentazione delle unghie edella pelle, e sudorazione. Patologie del sistema muscoloscheletrico e del tessuto connettivo. Comune: mialgia; non comune: miopatia. Patologie renali e urinarie. Raro: pollachiuria. Patologie dell'apparato riproduttivo e della mammella. Raro: ginecomastia. Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione. Comune: malessere; non comune: astenia, febbre e algie diffuse; raro: dolore toracico esindrome simil-influenzale, brividi. L'esperienza con il trattamento con il farmaco, per un periodo superiore alle due settimane, e' limitata sebbene alcuni pazienti abbiano ricevuto un trattamento fino a 12 settimane. Le reazioni avverse piu' frequenti erano anemia, neutropenia, e leucopenia, mentre eventuali reazioni locali erano infrequenti. I dati disponibili relativi a studi sulle formulazioni orali del medicinale indicano che l'incidenza di nausea e di altre reazioni avverse di frequente osservazione clinica si riducono in maniera consistente nel tempo durante le prime settimane di terapia con il farmaco. Reazioni avverse al farmaco impiegato nella prevenzione della trasmissione materno-fetale In uno studio controllato verso placebo, il quadro generale delle reazioni avverse e delle anomalie di laboratorio risultava simile nelle donne trattate con il prodotto ed in quelle trattate con placebo. Tuttavia, si osservava una tendenza all'anemia di grado lieve e moderato, nelle donne trattate con zidovudina, prima del parto. Nella stessa sperimentazione, le concentrazioni di emoglobina dei neonati esposti al farmaco per questa indicazione, erano marginalmente inferiori rispetto ai neonati del gruppo con placebo, ma non vi era necessita' ditrasfusioni. L'anemia si risolveva entro 6 settimane dal completamento della terapia con il medicinale. Altre reazioni avverse cliniche e le anomalie dei test di laboratorio erano simili nei gruppi trattati con il farmaco e placebo. Non e' noto se vi siano conseguenze a lungo termine inerenti l'esposizione intra-uterina e neonatale al farmaco. Entro ciascun gruppo di frequenza gli eventi avversi sono presentati in ordine di gravita' decrescente. Con l'uso di analoghi nucleosidici sonostati riportati casi di acidosi lattica, talvolta fatali, di solito associati a grave epatomegalia e steatosi epatica. La terapia antiretrovirale di combinazione e' stata associata, nei pazienti con HIV, con una ridistribuzione del grasso corporeo (lipodistrofia) che include la perdita del grasso sottocutaneo periferico e facciale, aumento del grasso intra-addominale e viscerale, ipertrofia delle ghiandole mammarie e accumulo del grasso dorso-cervicale (gobba di bufalo). La terapia antiretrovirale di combinazione e' stata associata con anomalie metaboliche come ipertrigliceridemia, ipercolesterolemia, resistenza all'insulina, iperglicemia e iperlattatemia. In pazienti affetti da HIV con deficienza immunitaria grave al momento dell'inizio della terapia antiretrovirale di combinazione (CART), puo' insorgere una reazione infiammatoria a infezioni opportunistiche asintomatiche o residuali. Casi di osteonecrosi sono stati riportati soprattutto in pazienti con fattori dirischio generalmente noti, con malattia da HIV in stadio avanzato o esposti per lungo tempo alla terapia antiretrovirale di combinazione (CART). La frequenza di tali casi e' sconosciuta.

Indicazioni

Il medicinale e' indicato per il trattamento a breve termine delle gravi manifestazioni cliniche dell'infezione da Virus dell'Immunodeficienza Umana (HIV) in pazienti con Sindrome da Immunodeficienza Acquisita(AIDS) che non siano in grado di assumere le formulazioni orali del farmaco. Se possibile, non deve essere usato come monoterapia per questa indicazione. La chemioprofilassi con il farmaco e' indicata per l'uso in donne HIV-positive in gravidanza (oltre le 14 settimane di gestazione) per la prevenzione della trasmissione materno-fetale dell'HIV e per la profilassi primaria dell'infezione da HIV nei neonati. Il medicinale deve essere impiegato solo quando non sia possibile il trattamento orale (ad eccezione del travaglio e del parto).

Controindicazioni ed effetti secondari

Il medicinale e' controindicato nei pazienti con ipersensibilita' nota alla zidovudina o ad uno qualsiasi degli eccipienti. Retrovir soluzione per infusione non deve essere somministrato a pazienti con marcataneutropenia (meno di 0,75 x 10^9 /l) oppure con livelli molto bassi di emoglobina (meno di 7,5 g/dl o 4,65 mmol/l). E' controindicato nei neonati con iperbilirubinemia che necessitino di trattamento diverso dalla fototerapia, o con incremento dei livelli di transaminasi superiore a cinque volte il limite superiore della norma.

Composizione ed Eccipienti

Acido cloridrico, sodio idrossido, acqua per preparazioni iniettabili.

Avvertenze

Il farmaco non guarisce l'infezione da HIV o l'AIDS. I pazienti trattati con il medicinale o con qualsiasi altra terapia antiretrovirale possono continuare a sviluppare infezioni opportunistiche e altre complicanze associate all'infezione da HIV. Evitare l'uso concomitante di rifampicina, o stavudina con zidovudina. In pazienti trattati con il farmaco possono verificarsi anemia, neutropenia e leucopenia. Queste reazioni si sono verificate piu' frequentemente ad alti dosaggi (1200-1500mg/die per via orale) e in pazienti con scarsa riserva di tessuto midollare prima del trattamento in particolar modo in quelli con malattiada HIV in fase avanzata. Si devono attentamente monitorare i parametri ematologici. Effettuare controlli ematologici almeno settimanali neipazienti in terapia con il farmaco. Se i livelli di emoglobina scendono a valori compresi tra i 7,5 g/dl (4,65 mmol/l) e 9 g/dl (5,59 mmol/l) o la conta dei neutrofili scende a valori compresi tra 0,75 x10^9 /l e 1,0 x 10^9 /l, la dose giornaliera puo' essere ridotta fino a quando non si evidenzi un recupero midollare; in alternativa il recupero puo' essere incrementato da una breve interruzione (2-4 settimane) della terapia. Il recupero midollare di solito si osserva entro due settimane dopo le quali, puo' essere ripresa la terapia ma a dosi ridotte. Idati sull'uso del farmaco per via endovenosa, per un periodo di oltredue settimane sono limitati. In pazienti con anemia significativa, lemodifiche posologiche non eliminano necessariamente il ricorso a trasfusioni. Con l'uso di analoghi nucleosidici e' stata riportata acidosilattica di solito associata ad epatomegalia e steatosi epatica. Sintomi precoci (iperlattacidemia sintomatica) includono sintomi non gravi a carico dell'apparato digerente, malessere non specifico, perdita di appetito, perdita di peso, sintomi respiratori o neurologici. L'acidosi lattica presenta un'alta mortalita' e puo' essere associata a pancreatite, insufficienza epatica o insufficienza renale. L'acidosi latticae' stata in genere osservata sia dopo i primi mesi di trattamento siadopo molti mesi. Il trattamento con analoghi nucleosidici deve essereinterrotto in caso di comparsa di iperlattacidemia sintomatica e acidosi metabolica/lattica, epatomegalia progressiva o rapido incremento dei livelli di aminotransferasi. Si deve prestare cautela nel somministrare analoghi nucleosidici a pazienti (in particolare donne obese) conepatomegalia, epatite od altri noti fattori di rischio di malattia epatica e steatosi epatica (compresi alcuni medicinali e alcool). I pazienti con infezione concomitante da epatite C e trattati con alfa interferone e ribavirina possono essere ad alto rischio. I pazienti con aumentato rischio devono essere attentamente seguiti. E' stato dimostratoche gli analoghi nucleosidici e nucleotidici sia in vitro che in vivocausano un grado variabile di danno mitocondriale. Sono stati riportati casi di disfunzione mitocondriale in neonati HIV-negativi esposti agli analoghi nucleosidici in utero e/o dopo la nascita. I principali eventi avversi riportati sono alterazioni ematologiche, alterazioni metaboliche. Questi eventi sono spesso transitori. Sono state riportate alterazioni neurologiche a comparsa ritardata. Al momento non e' noto se le alterazioni neurologiche siano transitorie o permanenti. Ogni bambino esposto in utero ad analoghi nucleosidici e nucleotidici, anche ibambini HIV-negativi, deve essere sottoposto a follow-up clinico e dilaboratorio e deve essere controllato a fondo per quanto riguarda unapossibile disfunzione mitocondriale in caso di comparsa dei segni e sintomi relativi. Queste osservazioni non hanno effetto sulle attuali raccomandazioni di impiego della terapia antiretrovirale nelle donne ingravidanza per prevenire la trasmissione verticale dell'HIV. La terapia antiretrovirale combinata e' stata associata alla lipodistrofia neipazienti con infezione da HIV. Le conseguenze a lungo termine di questi eventi sono al momento sconosciute. E' stata ipotizzata una connessione tra la lipomatosi viscerale e gli inibitori della proteasi e la lipoatrofia e gli inibitori nucleosidici della trascrittasi inversa. Unrischio maggiore di lipodistrofia e' stato associato a fattori individuali come l'eta' avanzata e a fattori correlati al farmaco come una maggior durata del trattamento antiretrovirale e disturbi metabolici associati. L'esame clinico deve includere la valutazione dei segni fisici di ridistribuzione del grasso. Prendere in considerazione la valutazione dei livelli dei lipidi sierici e del glucosio ematico a digiuno. I disordini del metabolismo lipidico devono essere gestiti secondo un'adeguata pratica clinica. La clearance della zidovudina nei pazienti con compromissione epatica lieve senza cirrosi e' simile a quella osservata nei volontari sani pertanto, non viene richiesto alcun aggiustamento della posologia. Nei pazienti con malattia epatica da moderata a grave non possono essere formulate specifiche raccomandazioni sul dosaggio a causa dell'ampia variabilita' osservata nelle esposizioni alla zidovudina, pertanto, l'impiego di zidovudina non e' raccomandato. I pazienti con epatite cronica B o C e trattati con una terapia di combinazione antiretrovirale sono considerati ad aumentato rischio di eventi avversi epatici gravi e potenzialmente fatali. In caso di terapia antivirale concomitante contro l'epatite B o C si faccia riferimento alle relative informazioni di tali medicinali. I pazienti con disfunzione epatica pre-esistente, comprendente l'epatite cronica attiva, presentano una aumentata frequenza di anomalie della funzionalita' epatica durante la terapia antiretrovirale di combinazione e devono essere monitorati. Qualora si evidenzi un peggioramento della malattia epatica in tali pazienti, considerare l'interruzione o la definitiva sospensione del trattamento. In pazienti affetti da HIV con deficienza immunitaria grave al momento della istituzione della terapia antiretrovirale di combinazione (CART), puo' insorgere una reazione infiammatoria a patogeniopportunisti asintomatici o residuali e causare condizioni cliniche serie, o il peggioramento dei sintomi. Valutare qualsiasi sintomo infiammatorio e, se necessario, instaurare un trattamento. I pazienti devono essere avvertiti sull'uso concomitante di farmaci auto-prescritti. Ipazienti devono essere avvertiti che la terapia non si e' dimostrata in grado di impedire la trasmissione dell'HIV ad altri tramite contatti sessuali o per contaminazione con il sangue. Sono stati riportati casi di osteonecrosi soprattutto nei pazienti con malattia da HIV in stadio avanzato e/o esposti per lungo tempo alla terapia antiretrovirale di combinazione (CART). Raccomandare ai pazienti di rivolgersi al medico in caso di comparsa di fastidi, dolore e rigidita' alle articolazioni, o difficolta' nel movimento.

Gravidanza e Allattamento

L'uso nelle donne in gravidanza oltre le 14 settimane di gestazione, con successivo trattamento dei loro neonati, ha mostrato di ridurre inmodo significativo il tasso di trasmissione materno-fetale dell'HIV, in base a colture virali effettuate nei neonati. I risultati dello studio principale statunitense, controllato verso placebo, indicavano cheil farmaco riduce la trasmissione materno-fetale di circa il 70%. In tale studio, le donne gravide avevano una conta di CD4+ compresa tra 200 e 1818/mm^3 (mediana nel gruppo trattato di 560/mm^3) ed iniziavanola terapia tra la 14^ e la 34^ settimana di gestazione e non presentavano indicazioni cliniche per la terapia con il farmaco; i loro neonati ricevevano il prodotto sino a 6 settimane di eta'. La decisione di ridurre il rischio di trasmissione materno-fetale dell'HIV deve essere basata sul bilanciamento dei benefici potenziali e del potenziale rischio. Le donne in gravidanza che considerino l'eventualita' dell'uso del farmaco durante la gravidanza, per la prevenzione della trasmissionedell'HIV ai loro neonati, devono essere avvisate che la trasmissione puo' ancora verificarsi, in taluni casi, nonostante la terapia. L'efficacia della zidovudina nel ridurre la trasmissione materno-fetale, in donne con pregresso prolungato trattamento con zidovudina od altri farmaci antiretrovirali o in donne infettate da ceppi HIV con ridotta sensibilita' nei confronti della zidovudina, non e' nota. Non e' noto se vi siano conseguenze a lungo termine inerenti l'esposizione intra-uterina e neonatale al medicinale. Sulla base delle osservazioni di cancerogenesi/mutagenesi condotte sugli animali, non puo' essere escluso un rischio di cancerogenesi per l'uomo. La rilevanza di tali osservazioninel caso di neonati infettati o meno ed esposti al farmaco non e' nota. Tuttavia, donne in gravidanza che considerino l'uso del farmaco nelcorso della stessa, devono essere informate di tali osservazioni. Alla luce dei dati limitati sull'uso generale in gravidanza, il farmaco deve essere impiegato solo prima della 14^ settimana di gestazione quando il beneficio potenziale per la madre e il feto sia superiore ai rischi. Studi condotti su ratti e conigli in gravidanza e trattati con zidovudina per via orale a dosi fino a 450 e 500 mg/kg/die rispettivamente durante il periodo principale dell'organogenesi, non hanno mostratosegni di teratogenesi. Si e' tuttavia osservato un incremento statisticamente significativo del riassorbimento fetale, nei ratti trattati con dosi da 150 a 450 mg/kg/die e nei conigli trattati con 500 mg/kg/die. In uno studio separato, riportato successivamente, si e' osservata la comparsa di marcata tossicita' materna ed un incremento delle malformazioni fetali, in ratti trattati con una dose di 3000 mg/kg/die, chee' molto vicina alla dose mediana letale per via orale (3683 mg/kg). In tale studio non si e' osservata teratogenicita' ai dosaggi piu' bassi studiati (600 mg/kg/die o meno). Fertilita': la zidovudina non ha compromesso la fertilita' maschile o femminile in ratti trattati con dosaggi orali fino a 450 mg/kg/ die. Non vi sono dati disponibili sugli effetti del medicinale sulla fertilita' femminile nella specie umana. Nei maschi, il prodotto non ha mostrato di avere effetti sulla conta, la morfologia o la motilita' degli spermatozoi. Gli esperti raccomandano che le donne con infezione da HIV non allattino al seno i loro bambini per evitare la trasmissione dell'HIV. Dopo somministrazione di unasingola dose di 200 mg di zidovudina a donne con infezione da HIV la concentrazione media di zidovudina era simile nel latte materno e nel siero. Pertanto, poiche' il farmaco e il virus passano nel latte materno, si raccomanda che le madri in trattamento con il farmaco non allattino al seno i loro bambini.

Interazioni con altri prodotti

Dati limitati suggeriscono che la somministrazione concomitante di zidovudina con rifampicina riduce l'AUC (area sotto la curva della concentrazione plasmatica) della zidovudina del 48% +/- 34%. Questo puo' comportare una perdita parziale o totale di efficacia della zidovudina. L'uso concomitante di rifampicina con zidovudina deve essere evitato. La zidovudina in combinazione con la stavudina e' antagonista in vitro. L'uso concomitante della stavudina con la zidovudina deve essere evitato. Il probenecid aumenta l'AUC della zidovudina del 106% (intervallo da 100 a 170%). I pazienti che ricevono entrambi i farmaci devono essere strettamente controllati per la tossicita' ematologica. Un lieve incremento nella C max (28%) e' stato osservato per la zidovudina se somministrata in associazione con la lamivudina, tuttavia l'esposizioneglobale (AUC) non era significativamente alterata. La zidovudina non ha effetto sulla farmacocinetica della lamivudina. E' stato segnalato che i livelli ematici di fenitoina sono bassi in alcuni pazienti in terapia con il farmaco, mentre in un paziente si e' osservato un incremento degli stessi. Tali osservazioni suggeriscono che i livelli di fenitoina devono essere attentamente controllati in pazienti che ricevono entrambi i farmaci. In uno studio di farmacocinetica, la somministrazione concomitante di zidovudina e atovaquone ha mostrato una riduzione della clearance della zidovudina dopo somministrazione orale con un incremento del 35%+/-23% della AUC della zidovudina plasmatica. La modalita' di interazione non e' nota e poiche' concentrazioni maggiori di atovaquone possono essere raggiunte con la sospensione di atovaquone e'possibile che cambiamenti maggiori nei valori di AUC per la zidovudina possano essere indotti qualora atovaquone venga somministrato come sospensione. Considerati i dati limitati disponibili, il significato clinico di cio' non e' conosciuto. L'acido valproico, il fluconazolo o il metadone, quando somministrati con la zidovudina hanno mostrato di aumentare la AUC con una riduzione corrispondente della clearance dellazidovudina. Poiche' sono disponibili solo dati limitati, non e' chiaro il significato clinico di queste evidenze ma se la zidovudina viene usata in concomitanza con l'acido valproico, con il fluconazolo o con il metadone, i pazienti devono essere strettamente controllati per unapotenziale tossicita' della zidovudina. La terapia concomitante, specialmente quella acuta, con farmaci potenzialmente nefrotossici o mielosoppressivi (es. pentamidina sistemica, dapsone, pirimetamina, cotrimossazolo, amfotericina, flucitosina, ganciclovir, interferone, vincristina, vinblastina e doxorubicina) puo' anche aumentare il rischio di reazioni avverse alla zidovudina. Ove la terapia concomitante con uno qualsiasi di questi farmaci si renda necessaria, ulteriore cautela andra' posta nel monitoraggio della funzionalita' renale e dei parametri ematologici e, se richiesto, il dosaggio di uno o piu' farmaci deve essere ridotto. Dati limitati, relativi a studi clinici controllati, non indicano un aumento significativo del rischio di reazioni avverse alla zidovudina con cotrimossazolo, pentamidina in aerosol, pirimetamina e aciclovir ai dosaggi impiegati nella profilassi.

Forme Farmacologiche


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Conservazione del prodotto

Non conservare a temperatura superiore ai 30 gradi C. Conservare il flaconcino nell'imballaggio esterno originale.