doxorubicina te*iv 200mg/100ml doxorubicina teva italia srl
Che cosa è doxorubicina te iv 200mg/100ml?
Doxorubicina teva soluzione per infusione conc prodotto da
teva italia srl
è un farmaco generico della categoria
farmaci preconfezionati prodotti industrialmente - generici
che appartiene alla fascia H che comprende i farmaci di esclusivo uso ospedaliero, non vendibili ai cittadini presso le farmacie aperte al pubblico, ma utilizzabili o distribuibili solo nell'ambito delle strutture sanitarie pubbliche .
Doxorubicina teva risulta
non in commercio nelle farmacie italiane
E' utilizzato per la cura di antracicline e sostanze correlate.
Contiene i principi attivi:
doxorubicina cloridrato
Composizione Qualitativa e Quantitativa: doxorubicina cloridrato.
Codice AIC: 039646043
Codice EAN: 0
Informazioni e Indicazioni, a cosa serve?
Carcinoma mammario. Terapia neoadiuvante e adiuvante dell'osteosarcoma. Sarcoma dei tessuti molli avanzato nell'adulto. Carcinoma polmonarea piccole cellule. Linfoma di Hodgkin. Linfoma non-Hodgkin altamente maligno. Terapia di induzione e consolidamento nella leucemia linfatica acuta. Leucemia mieloblastica acuta. Mieloma multiplo avanzato. Carcinoma endometriale avanzato o ricorrente. Carcinoma tiroideo papillare/follicolare avanzato o recidivante. Carcinoma tiroideo anaplastico. Trattamento sistemico del carcinoma della vescica localmente avanzato ometastatizzato. Profilassi endovescicale delle ricorrenze del carcinoma superficiale della vescica successive alla resezione transuretrale.Carcinoma ovarico ricorrente. Tumore di Wilms (allo stadio II nelle varianti altamente maligne, a tutti gli stadi avanzati [III-IV]). Neuroblastoma avanzato. La doxorubicina viene usata frequentemente nei regimi chemioterapici di associazione con altri medicinali citotossici.
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Posologia
I pazienti devono essere monitorati frequentemente e attentamente durante il trattamento. A causa del rischio di cardiomiopatia, spesso fatale, prima di ogni applicazione devono essere valutati i rischi e i benefici per il singolo paziente. Prima dell'inizio del trattamento, si consiglia di misurare la funzione epatica mediante esami convenzionali, quali AST, ALT, ALP e bilirubina, e di misurare la funzione renale. Deve essere condotta un'analisi della LVEF mediante ecografia o cardioscintigrafia allo scopo di valutare le condizioni cardiache del paziente. Questo controllo deve essere effettuato prima dell'inizio del trattamento e dopo ogni dose cumulativa di 100 mg/m^2 circa. La somministrazione endovenosa (e.v.) di doxorubicina deve essere eseguita con estrema attenzione; e' opportuno somministrare il farmaco mediante l'infusione di una soluzione fisiologica o di glucosio al 5% che scorra liberamente e.v. nell'arco di 3-5 minuti. Questo metodo riduce al minimo ilrischio di sviluppo di trombosi e stravaso perivenoso, che determina grave cellulite, vescicazione e necrosi tissutale. La doxorubicina puo' essere somministrata per via endovenosa come bolo nell'arco di qualche minuto, come infusione breve nell'arco di un'ora al massimo oppure come infusione continua per un massimo di 96 ore. L'iniezione endovenosa diretta e' sconsigliata a causa del rischio di stravaso, che puo' avvenire anche in presenza di un adeguato ritorno del sangue mediante aspirazione con ago. La doxorubicina non puo' essere somministrata per via intramuscolare, sottocutanea, orale o intratecale. >>Somministrazione endovenosa: la dose viene abitualmente calcolata in base all'area della superficie corporea (mg/m^2). La posologia di somministrazione della doxorubicina puo' variare secondo l'indicazione (tumori solidi o leucemia acuta) e secondo l'uso nel regime terapeutico specifico (in monoterapia o in associazione ad altri agenti citotossici o come parte di procedure multidisciplinari che includono un'associazione di chemioterapia, procedura chirurgica, radioterapia e trattamento ormonale). Monoterapia: 60-75 mg/m^2 di superficie corporea e.v. come dose singolao in dosi suddivise su 2-3 giorni consecutivi, con somministrazione endovenosa a intervalli di 21 giorni. La posologia e le dosi possono essere regolati in base al protocollo. Per informazioni precise sulla posologia, consultare i protocolli vigenti. Terapia di associazione: se doxorubicina cloridrato viene somministrata in associazione ad altri agenti citostatici, la dose deve essere ridotta a 30-60 mg/m^2 ogni 3-4settimane. Dose cumulativa massima: non deve essere superata la dose totale massima di 450-550 mg/m^2 di superficie corporea (incluso l'utilizzo con farmaci correlati come la daunorubicina). I pazienti con cardiopatia concomitante sottoposti a irradiazione mediastinica e/o cardiaca, i pazienti trattati in precedenza con agenti alchilanti e i pazienti ad alto rischio (pazienti con ipertensione arteriosa per un periodo superiore ai 5 anni; con pregresso danno cardiaco coronarico, valvolare o miocardico o eta' superiore a 70 anni) non devono superare la dose totale massima di 400 mg/m^2 di superficie corporea; la funzione cardiaca di questi pazienti deve essere monitorata. >>Pazienti immunosoppressi: la dose deve essere ridotta in caso di immunosoppressione; unadose alternativa e' di 15-20 mg/m^2 di superficie corporea alla settimana. >>Pazienti con ridotta funzionalita' epatica: bilirubina sierica20-50 mcmol/l, mezza dose normale; bilirubina sierica > 50-85 mcmol/l, un quarto del dosaggio normale; bilirubina sierica > 85 mcmol/l, interruzione del trattamento. >>Pazienti con ridotta funzionale renale: nei pazienti con insufficienza renale (GFR inferiore a 10 ml/min), deveessere somministrato soltanto il 75% della dose pianificata. >>Pazienti a rischio di insufficienza cardiaca: considerare il trattamento conun'infusione continua di 24 ore di una singola dose, anziche' un'iniezione. In questo modo, si puo' ridurre la frequenza della cardiotossicita', senza diminuire l'efficacia terapeutica. In questi pazienti, prima di ogni ciclo, deve essere misurata la frazione di eiezione. >>Pazienti con riserva limitata di midollo osseo non correlata al coinvolgimento del midollo osseo da parte della malattia: le dosi possono essereridotte nei pazienti precedentemente trattati con agenti mielosoppressivi. La riserva di midollo osseo di questi pazienti puo' essere insufficiente. >>Anziani: le dosi possono essere ridotte nei pazienti. >>Popolazione pediatrica: a causa del concreto rischio di cardiotossicita'indotta da doxorubicina nell'infanzia, devono essere applicate determinate dosi cumulative massime in base all'eta' dei pazienti. In genere, nei bambini (sotto i 12 anni di eta') la dose cumulativa massima e' calcolata in 300 mg/m^2, mentre negli adolescenti (oltre i 12 anni di eta') la dose cumulativa massima e' fissata a 450 mg/m^2. Per i neonati le dosi cumulative massime non sono state ancora definite, ma si presume una tollerabilita' ulteriormente inferiore. Per i bambini la dosedeve essere ridotta, in quanto presentano un maggiore rischio di cardiotossicita', soprattutto a distanza di tempo. Deve essere prevista lamielotossicita', con nadir 10-14 giorni dopo l'inizio del trattamento. La posologia di doxorubicina S-liposomiale e quella di doxorubicina (tradizionale) sono differenti. Le due formulazioni non sono intercambiabili. >>Somministrazione endovescicale: puo' essere somministrata mediante instillazione endovescicale per il trattamento del carcinoma superficiale della vescica e per prevenire la recidiva dopo la resezionetransuretrale (T.U.R.). La dose consigliata per il trattamento endovescicale del carcinoma superficiale della vescica e' di 30-50 mg in 25-50 ml di soluzione fisiologica per instillazione. La concentrazione ottimale e' di circa 1 mg/ml. La soluzione deve restare nella vescica per 1-2 ore. Durante questo periodo, il paziente deve essere ruotato di 90. ogni 15 minuti. Per evitare la diluizione indesiderata con l'urina, il paziente deve essere informato del divieto di bere qualsiasi liquido nelle 12 ore precedenti all'instillazione (cio' riduce la produzione di urina a circa 50 ml/h). L'instillazione puo' essere ripetuta conun intervallo compreso tra 1 settimana e 1 mese, a seconda del tipo di trattamento, terapeutico o profilattico.
Effetti indesiderati
La somministrazione endovescicale puo' causare le seguenti reazioni avverse: ematuria, irritazione vescicale e uretrale, stranguria e pollachiuria. Queste reazioni hanno generalmente gravita' moderata e breve durata. Puo' talvolta causare la cistite emorragica, che puo' provocare una diminuzione della capacita' della vescica. Lo stravaso puo' condurre a grave cellulite, vescicazione, tromboflebiti, linfangite e necrosi tissutale locale che puo' richiedere misure chirurgiche (inclusi innesti cutanei). Patologie cardiache. Molto comuni (>=1/10): cardiotossicita'. Comuni (>=1/100, =1/1.000, =1/10.000, GRAVIDANZA E ALLATTAMENTONon deve essere somministrato durante la gravidanza. In generale, gliagenti citostatici possono essere somministrati in gravidanza soltanto su stretta indicazione e dopo aver valutato il beneficio per la madre rispetto ai possibili rischi per il feto. Negli studi sugli animali,la doxorubicina ha mostrato effetti embriotossici, fetotossici e teratogeni. Gli uomini e le donne non devono concepire un figlio durante il trattamento e nei 6 mesi successivi. E' stato riportato che la doxorubicina viene secreta nel latte materno umano. Non e' possibile escludere rischi per il bambino allattato. Poiche' l'uso di doxorubicina durante l'allattamento e' controindicato, e' opportuno interrompere l'allattamento durante il trattamento.
Indicazioni
Carcinoma mammario. Terapia neoadiuvante e adiuvante dell'osteosarcoma. Sarcoma dei tessuti molli avanzato nell'adulto. Carcinoma polmonarea piccole cellule. Linfoma di Hodgkin. Linfoma non-Hodgkin altamente maligno. Terapia di induzione e consolidamento nella leucemia linfatica acuta. Leucemia mieloblastica acuta. Mieloma multiplo avanzato. Carcinoma endometriale avanzato o ricorrente. Carcinoma tiroideo papillare/follicolare avanzato o recidivante. Carcinoma tiroideo anaplastico. Trattamento sistemico del carcinoma della vescica localmente avanzato ometastatizzato. Profilassi endovescicale delle ricorrenze del carcinoma superficiale della vescica successive alla resezione transuretrale.Carcinoma ovarico ricorrente. Tumore di Wilms (allo stadio II nelle varianti altamente maligne, a tutti gli stadi avanzati [III-IV]). Neuroblastoma avanzato. La doxorubicina viene usata frequentemente nei regimi chemioterapici di associazione con altri medicinali citotossici.
Controindicazioni ed effetti secondari
Ipersensibilita' alla doxorubicina, ad altre antracicline o altri antracenedioni o ad uno qualsiasi degli eccipienti. Controindicazioni perla somministrazione endovenosa: mielosoppressione persistente marcatae/o grave stomatite indotta da precedente trattamento citotossico e/oradiazioni (inclusi i pazienti ad alto rischio di emorragia); infezione sistemica acuta; grave riduzione della funzionalita' epatica; gravearitmia, ridotta funzionalita' cardiaca, infarto miocardico acuto, pregresso infarto miocardico, cardiopatia infiammatoria acuta; precedente trattamento con antracicline a dosi cumulative massime; allattamento. Controindicazioni per la somministrazione endovescicale: tumori invasivi che hanno penetrato la vescica (oltre T1); infezioni delle vie urinarie; infiammazione della vescica; problemi con la cateterizzazione;ematuria; allattamento.
Composizione ed Eccipienti
Sodio cloruro, acido cloridrico (E507), sodio idrossido (E524), acquaper preparazioni iniettabili.
Avvertenze
Prima di iniziare il trattamento deve essere eseguito un attento controllo delle possibili complicazioni cliniche, in particolare nei pazienti anziani, nei pazienti con storia di cardiopatia o con soppressionedel midollo osseo e nei pazienti che sono stati trattati in precedenza con antracicline o con irradiazione mediastinica. Se si supera la dose cumulativa totale massima (negli adulti 550 mg/m^2 della BSA, in caso di precedente radioterapia toracica o durante la terapia concomitante con alchilanti 400 mg/m^2 della BSA), la percentuale di cardiomiopatie indotte da antraciclina aumenta rapidamente, anche in assenza di fattori di rischio preesistenti. La dose cumulativa deve essere valutata quando il prodotto medicinale viene utilizzato su bambini che, in generale, tollerano dosi totali inferiori nell'arco della vita e nei quali la radioterapia supplementare. Le femmine sembrano particolarmente predisposte allo sviluppo di una cardiotossicita' ritardata dopo la terapia con doxorubicina. Particolare cautela e' indicata anche nei bambini di eta' inferiore a 2 anni e nei pazienti con pre-trattamento cardiologico, come pure in relazione cronologica con la terapia ipertermica. Prima, durante e dopo la chemioterapia con doxorubicina, la funzione cardiaca deve essere monitorata mediante ECG, ecografia e cardioscintigrafia. Se e' presente una grave mielosoppressione, doxorubicina nonpuo' essere utilizzata; e' quindi necessaria una riduzione della doseo il posticipo della somministrazione. Doxorubicina non deve essere utilizzata in presenza di infiammazioni, ulcerazioni o diarrea. Prima di ogni ciclo di trattamento, devono essere eseguiti la conta leucocitaria totale e differenziale, la conta eritrocitaria e la conta piastrinica. La soppressione del midollo osseo indotta da doxorubicina cloridrato, che incide principalmente sui leucociti, richiede un monitoraggioematologico approfondito dal momento che una grave mielosoppressione puo' condurre a superinfezioni ed emorragie. Sono richiesti anche regolari esami ematologici a causa del rischio di leucemia secondaria dopoil trattamento con agenti oncolitici. Esiste un rischio noto di sviluppo di cardiopatia dipendente dalla dose cumulativa indotta dalle antracicline. Per questo motivo, non deve essere superata la dose cumulativa di 450-550 mg/m^2. La funzione cardiaca deve quindi essere valutataprima dell'inizio del trattamento e monitorata con cura durante l'intero trattamento. Si consiglia un'elettrocardiografia prima e dopo ciascun ciclo di trattamento. Il metodo ottimale per predire la cardiomiopatia e' l'identificazione di una riduzione della frazione di eiezione del ventricolo sinistro (LVEF), determinata mediante ecografia o cardioscintigrafia. La valutazione della LVEF va eseguita prima del trattamento e ripetuta dopo ogni dose cumulativa di 100 mg/m^2 circa e in caso di segni clinici di insufficienza cardiaca. Il rischio di cardiotossicita' puo' aumentare nei pazienti precedentemente trattati con radioterapia del pericardio mediastinico, in quelli precedentemente trattaticon altre antracicline e/o antracenedioni, nei pazienti di eta' superiore ai 70 anni o inferiore ai 15 anni e nei pazienti con storia di cardiopatie. I sintomi cardiaci possono manifestarsi anche durante la gravidanza in donne che sono state trattate con doxorubicina in passato (fino a 20 anni prima), anche se non avevano presentato segni di eventi avversi cardiaci in precedenza. Sono stati segnalati casi di insufficienza cardiaca congestizia ed edema polmonare. La doxorubicina viene eliminata principalmente dall'apparato epatobiliare. Prima e durante il trattamento, si consiglia di monitorare la funzione epatica con analisi tradizionali, quali AST, ALT, ALP e bilirubina, dal momento che potrebbe essere necessario un aggiustamento della dose. Durante la terapia, e' possibile che si verifichi un aumento dell'acido urico sierico.In caso di iperuricemia, occorre iniziare una terapia antiperuricemica. E' necessario monitorare il livello di acido urico nel sangue e appurare che il paziente assuma una quantita' sufficiente di liquidi (conun apporto giornaliero minimo di 3 l/m^2). La doxorubicina cloridratopuo' potenziare la tossicita' di altre chemioterapie antitumorali; inoltre, potenzia la tossicita' delle radiazioni a muscolo cardiaco, mucose, cute e fegato. La doxorubicina e' risultata genotossica e mutagena nei test in vitro e in vivo. Nelle donne, puo' causare l'infertilita' durante il periodo di somministrazione del farmaco; puo' causare l'amenorrea. Sembra che l'ovulazione e la mestruazione ricompaiano al termine della terapia, sebbene si possa verificare una menopausa prematura. La doxorubicina e' mutagena e puo' indurre un danneggiamento cromosomico negli spermatozoi umani. Agli uomini trattati con doxorubicina viene consigliato di non concepire un figlio durante il trattamento e per i 6 mesi successivi. Le donne non devono entrare in gravidanza durante il trattamento e nei 6 mesi successivi. Un dolore acuto o una sensazione di bruciore nel sito di somministrazione puo' indicare un piccolo stravaso. Lo stravaso provoca la necrosi grave e progressiva dei tessuti. In caso di stravaso avvenuto o presunto, sospendere l'iniezionee ricominciare in un altro vaso sanguigno. I vaccini non sono consigliati. Durante il trattamento con doxorubicina cloridrato, i pazienti devono evitare il contatto con persone che abbiano subito di recente lavaccinazione contro la poliomielite.
Gravidanza e Allattamento
Non deve essere somministrato durante la gravidanza. In generale, gliagenti citostatici possono essere somministrati in gravidanza soltanto su stretta indicazione e dopo aver valutato il beneficio per la madre rispetto ai possibili rischi per il feto. Negli studi sugli animali,la doxorubicina ha mostrato effetti embriotossici, fetotossici e teratogeni. Gli uomini e le donne non devono concepire un figlio durante il trattamento e nei 6 mesi successivi. E' stato riportato che la doxorubicina viene secreta nel latte materno umano. Non e' possibile escludere rischi per il bambino allattato. Poiche' l'uso di doxorubicina durante l'allattamento e' controindicato, e' opportuno interrompere l'allattamento durante il trattamento.
Interazioni con altri prodotti
La cardiotossicita' della doxorubicina viene potenziata dall'uso precedente o concomitante di altre antracicline o di altri farmaci potenzialmente cardiotossici (es. 5-fluorouracile, ciclofosfamide o paclitaxel) o di prodotti che incidono sulla funzione cardiaca (come i calcioantagonisti). Quando doxorubicina viene utilizzata insieme agli agenti summenzionati, la funzione cardiaca deve essere monitorata con attenzione. L'uso di trastuzumab in associazione alle antracicline (come doxorubicina) e' associato a un rischio cardiotossico elevato. Se possibile, i medici devono evitare la terapia a base di antracicline per un periodo massimo di 24 settimane dopo l'interruzione del trastuzumab. Se si utilizzano le antracicline, la funzione cardiaca del paziente deve essere monitorata con attenzione. L'uso concomitante di antracicline e trastuzumab deve essere limitato a un contesto di sperimentazione clinica ben controllato, con monitoraggio cardiaco. I pazienti che hanno ricevuto delle antracicline in precedenza sono a rischio di cardiotossicita' anche con il trattamento con trastuzumab, sebbene il rischio siainferiore rispetto all'uso concomitante di trastuzumab e antracicline. Il (pre-)trattamento con farmaci che incidono sulla funzionalita' del midollo osseo (es. agenti citostatici, sulfonamidi, cloramfenicolo, fenitoina, derivati dell'amidopirina, farmaci antiretrovirali) puo' determinare gravi disturbi ematopoietici. Se necessario, deve essere modificata la dose di doxorubicina. Gli effetti tossici della terapia condoxorubicina possono aumentare in associazione ad altri agenti citostatici (es. citarabina, cisplatino, ciclofosfamide). L'epatotossicita' della doxorubicina puo' essere potenziata da altre modalita' di trattamento epatotossiche (es. la 6-mercaptopurina). La doxorubicina cloridrato utilizzata in associazione alla ciclosporina puo' richiedere un aggiustamento della dose. In caso di somministrazione concomitante di ciclosporina, la clearance della doxorubicina si riduce del 50% circa. L'AUC di doxorubicina aumenta del 55% e l'AUC di doxorubicinolo aumentadel 350%. Con questa associazione, si consiglia una riduzione del 40%della dose di doxorubicina. Analogamente al verapamil, la ciclosporina inibisce sia il CYP3A4 che la P-glicoproteina, il che puo' spiegare l'interazione e il risultante aumento degli effetti avversi. Anche gliinibitori del citocromo P-450 (es. cimetidina) riducono la clearance plasmatica e aumentano l'AUC di doxorubicina, forse mediante meccanismi simili come suggerito per la ciclosporina, e possono quindi determinare un aumento degli effetti avversi. Per contro, gli induttori del citocromo P-450 (es. fenobarbitale e rifampicina) riducono i livelli di doxorubicina nel plasma e possono quindi determinare una diminuzione dell'efficacia. La doxorubicina e' un potente agente radiosensibilizzante e puo' indurre fenomeni di recall, anche con esito fatale. Ogni ciclo di radioterapia precedente, concomitante o successivo puo' aumentare la cardiotossicita' o l'epatotossicita' della doxorubicina. Questo vale anche per le terapie concomitanti con farmaci cardiotossici o epatotossici. Se la terapia con doxorubicina segue un trattamento con ciclofosfamide, oltre ad aumentare la cardiotossicita', puo' anche aggravare la cistite emorragica. In caso di somministrazione di paclitaxel prima di doxorubicina, si puo' avere una concentrazione elevata nel plasma della doxorubicina e/o dei suoi metaboliti. Questi dati suggeriscono che questo effetto e' minore se l'antraciclina viene somministrata prima di paclitaxel. La terapia con doxorubicina puo' determinare un aumento dell'acido urico nel siero, pertanto puo' rendersi necessario l'aggiustamento della dose degli agenti somministrati per ridurre l'acido urico. La doxorubicina puo' ridurre la biodisponibilita' orale delladigossina. L'assorbimento dei farmaci antiepilettici (es. carbamazepina, fenitoina, valproato) diminuisce dopo l'uso concomitante di doxorubicina cloridrato. Durante il trattamento, i pazienti non devono essere sottoposti a vaccini attivi e devono evitare il contatto con personeche abbiano subito di recente la vaccinazione contro la poliomielite.La doxorubicina si lega all'eparina e al 5-fluorouracile. Sono quindipossibili precipitazioni e perdita di azione di entrambe le sostanze.
Forme Farmacologiche
Conservazione del prodotto
Conservare in frigorifero (2-8 gradi C). Non congelare.