daunoxome*iv 1fl 25ml 2mg/ml daunorubicina intergal pharma ltd
Che cosa è daunoxome iv 1fl 25ml 2mg/ml?
Daunoxome soluzione per infusione conc prodotto da
intergal pharma ltd
è un farmaco solo uso ospedaliero della categoria
specialita' medicinali con prescrizione medica
che appartiene alla fascia C che comprende quei farmaci che, non essendo considerati essenziali, sono completamente a carico del cittadino ma richiedono comunque prescrizione .
Daunoxome risulta
non in commercio nelle farmacie italiane
E' utilizzato per la cura di antibiotici citotossici e sostanze correlate.
Contiene i principi attivi:
daunorubicina
Composizione Qualitativa e Quantitativa: daunorubicina.
Codice AIC: 032076010
Codice EAN: 0
Informazioni e Indicazioni, a cosa serve?
Sarcoma di Kaposi AIDS-correlato in pazienti con una bassa conta di cellule CD4 (CONTROINDICAZIONI/EFF.SECONDARIpersensibilita' al medicinale o ad uno qualsiasi degli eccipienti o ad altre antracicline/antracenedioni; allattamento.POSOLOGIAIl medicinale deve essere somministrato per infusione endovenosa. La dose iniziale raccomandata nei pazienti con sarcoma di Kaposi AIDS-correlato e' di 40 mg/m^2 ogni due settimane. Il dosaggio deve essere adattato a ciascun paziente. La terapia deve essere continuata finche' puo' essere mantenuto il controllo della malattia. Il medicinale deve essere diluito con glucosio al 5% per infusione prima della somministrazione. La concentrazione raccomandata dopo diluizione e' compresa tra 0,2 mg e 1 mg di daunorubicina/ml di soluzione. Il farmaco deve essere somministrato per via endovenosa per un periodo minimo di 30-60 minuti. Il medicinale non deve essere somministrato per via intramuscolare osottocutanea o per iniezione in bolo. Il prodotto e' una preparazioneliposomiale e non deve essere impiegata intercambiandola con daunorubicina convenzionale. Popolazione pediatrica: poiche' non vi sono sufficienti dati di sicurezza ed efficacia, l'impiego del medicinale non e'raccomandato nei bambini al di sotto dei 18 anni di eta'. Anziani: lasicurezza e l'efficacia del prodotto nei pazienti al di sopra dei 65 anni di eta' non sono state stabilite. Episodi di cardiotossicita' possono verificarsi piu' frequentemente negli anziani. Compromissione epatica e renale: il medicinale non e' stato studiato in pazienti con compromissione epatica o renale, pertanto il suo impiego non e' raccomandato in tali circostanze.CONSERVAZIONEConservare il concentrato in frigorifero (a 2 gradi C - 8 gradi C). Non congelare. Tenere il flacone nell'imballaggio esterno per proteggere il medicinale dalla luce.AVVERTENZECardiotossicita': il farmaco e altre antracicline possono determinarecardiotossicita', in particolare insufficienza cardiaca congestizia conseguente a cardiomiopatia. La comparsa dei sintomi puo' essere improvvisa e puo' avvenire dopo settimane o mesi dall'interruzione della terapia. Il danno a livello cardiaco potrebbe essere irreversibile e raramente si sono verificati episodi con esito fatale, generalmente in pazienti con fattori di rischio. Il rischio di cardiotossicita' aumenta con il dosaggio cumulativo totale di antracicline. Si deve porre attenzione ai pazienti precedentemente trattati con antracicline o a quelliin pregressa (o concomitante) terapia con altri composti cardiotossici, quali il 5-fluorouracile (5-FU). Il rischio di cardiotossicita' appare essere piu' elevato nei pazienti con preesistente patologia cardiovascolare, con un'anamnesi di irradiazione al mediastino e negli anziani. Pertanto occorre essere cauti nell'utilizzare il medicinale in questi pazienti. Il farmaco deve essere somministrato a pazienti con patologia cardiovascolare solo quando i benefici superano i rischi. L'esperienza in pazienti trattati con alte dosi di medicinale (al di sopra di 60 mg/m^2) per patologie maligne diverse da sarcoma di Kaposi indicache il rischio di cardiotossicita' puo' essere piu' elevato in questipazienti. Monitoraggio cardiaco: un attento monitoraggio della funzionalita' cardiaca e' essenziale nei pazienti trattati con il medicinale. La cardiomiopatia indotta da antracicline e' generalmente associata ad una diminuzione della frazione di eiezione ventricolare sinistra (left ventricular ejection fraction - LVEF) misurata mediante ecocardiografia o tramite test MUGA (Multiple Gated Acquisition). La misurazionedella LVEF rappresenta un metodo piu' specifico per il monitoraggio della funzionalita' cardiaca rispetto all'ECG. Tutti i pazienti devono effettuare un ECG di base, un'ecocardiografia e la misurazione della LVEF prima di iniziare la terapia con il medicinale. Questi esami devono essere ripetuti regolarmente durante il trattamento. Inoltre, in tutti i pazienti, la determinazione della LVEF deve essere effettuata al raggiungimento di una dose cumulativa di 320 mg/m^2 e successivamente ogni 160 mg/m^2, in modo tale da identificare in fase iniziale qualsiasi alterazione della LVEF che puo' essere un segnale precursore di cardiomiopatia nel caso in cui la terapia con il prodotto venga mantenuta. Nei pazienti che presentano fattori di rischio di cardiotossicita' con il medicinale, o quelli che ricevono alte dosi di farmaco per ciclo(per esempio 120 mg/m^2 o oltre), la diminuzione della funzionalita' cardiaca puo' verificarsi a dosi cumulative piu' basse di medicinale, pertanto occorre prendere in considerazione la determinazione della LVEF dopo ogni ciclo di trattamento e prima di somministrare altro farmaco. Transitori cambiamenti nell'ECG, quali un appiattimento dell'onda T, un abbassamento del segmento S-T e aritmie benigne non sono considerati vincolanti per la sospensione della terapia con il prodotto. Una riduzione dell'onda QRS e' da tenere maggiormente in considerazione quale indice di tossicita' cardiaca. Ogni qualvolta si sospetti una cardiomiopatia, e/o la LVEF risulti notevolmente diminuita rispetto ai valori di pre-trattamento (per esempio riduzione del 20%) e/o la LVEF siasignificativamente piu' bassa rispetto alla prognosi (per esempio <45%), il beneficio derivante dal proseguimento della terapia deve esseresoppesato attentamente rispetto al rischio di produrre un danno cardiaco irreversibile. Si raccomanda l'interruzione del trattamento qualora compaiano segni clinici di cardiotossicita'. Tossicita' ematologica:il medicinale e' un soppressore dell'attivita' del midollo osseo. La neutropenia e' l'effetto generalmente piu' significativo, che puo' essere grave e manifestarsi con febbre ed infezione. Possono verificarsi anche anemia e trombocitopenia, ma sono generalmente meno marcate. Unapersistente grave mielosoppressione puo' causare sepsi o emorragia. Prima di ogni somministrazione e in corso di terapia con il medicinale deve essere determinata e monitorata, come appropriato dal punto di vista medico, la conta cellulare plasmatica totale. I pazienti devono essere tenuti sotto stretta sorveglianza per rilevare infezioni intercorrenti od opportunistiche. La tossicita' ematologica puo' richiedere una riduzione della dose o la sospensione o il rinvio della terapia. Il fattore stimolante le colonie di granulociti G-CSF e' stato usato per trattare pazienti con neutropenia. Si raccomanda molta cautela nell'impiego del medicinale in associazione con altri agenti soppressori della funzionalita' del midollo osseo. Reazioni relative alla sede di iniezione: occorre fare attenzione che non si verifichi extravasazione delmedicinale durante la somministrazione. La somministrazione paravenosa ha comportato la comparsa di eritema, dolore e gonfiore dei tessuti presso il sito di infiltrazione. Questi cambiamenti sono generalmente transitori, e si risolvono entro 6 mesi. Ad ogni modo, la necrosi tissutale localizzata deve essere considerata come una possibile conseguenza dell'extravasazione. Qualora compaiano segnali o sintomi da extravasazione (per esempio dolore pungente, eritema), l'infusione deve essere immediatamente interrotta e riavviata in un'altra vena. Puo' risultare inappropriato il ricorso a misure correttive che potrebbero causareil rilascio del farmaco dai liposomi (quali l'applicazione di ghiaccio o di corticosteroidi, l'instillazione di antidoti locali, compressione locale, ecc.). Reazioni acute associate all'infusione: sono state riferite in pazienti trattati con il prodotto. I sintomi tipicamente includono dolore alla schiena, vampate, tensione al petto e dispnea. Queste reazioni da infusione possono comparire in fase di prima esposizione del paziente al farmaco o durante la riesposizione di un paziente precedentemente trattato con il medicinale senza problemi. Le reazioni correlate all'infusione solitamente si verificano entro i primi 10 minuti di infusione e si attenuano rallentando o interrompendo l'infusione. Sono state riportate anche reazioni acute di tipo allergico/anafilattico, talvolta associate ad ipotensione. Occorre cautela nell'utilizzo del prodotto in concomitanza con altri agenti mielosoppressori o agenti cardiotossici.INTERAZIONIGli inibitori delle proteasi e inibitori non-nucleosidici della transcriptasi inversa sono riconosciuti quali inibitori del citocromo P450 IIIA (CYP-3A) e possono anche avere un ruolo nell'inibizione della proteina che trasporta il farmaco, glicoproteina P (P-gp). La daunorubicina e altre antracicline seguono processi metabolici tramite il CYP-3A e sono anche substrati della P-gp. C'e' pertanto una teorica possibilita' di interazione tra il medicinale e questi due gruppi di terapie antivirali. Ad oggi tuttavia, un singolo studio ha indicato che non ci sono effetti da parte degli inibitori delle proteasi o degli inibitori non-nucleosidici della transcriptasi inversa sulle proprieta' farmacocinetiche del medicinale. Dati limitati ottenuti in un piccolo studio, dove i pazienti sono stati trattati con e senza inibitori delle proteasi, indicano che non ci sono state variazioni maggiori nella tossicita' associata al farmaco. Occorre cautela nell'utilizzo del prodotto in concomitanza con altri agenti mielosoppressori o agenti cardiotossici.EFFETTI INDESIDERATILe reazioni avverse con correlazione almeno possibile al trattamento con il medicinale sono di seguito elencate, classificate per sistemi eorgani e per frequenza. La frequenza e' definita come: molto comune (>=10%); comune (>=1% e <10%); non comune (>=0,1% e <1%); raro (>=0,01%e <0,1%); molto raro (<0,01%). Infezioni ed infestazioni. Molto comune: infezioni; non comune: sepsi, shock settico. Patologie del sistema emolinfopoietico. Molto comune: soppressione del midollo osseo, agranulocitosi, neutropenia, neutropenia febbrile, leucopenia, pancitopenia,trombocitopenia e anemia. Disturbi del sistema immunitario. Molto comune: reazioni allergiche; raro: reazione anafilattica. Disturbi del metabolismo e della nutrizione. Comune: disidratazione. Disturbi psichiatrici. Comune: depressione. Patologie del sistema nervoso. Molto comune: cefalea; comune: capogiri. Patologie cardiache. Comune: diminuzionedella frazione di eiezione ventricolare sinistra; non comune: insufficienza cardiaca congestizia, cardiomiopatia; raro: fibrillazione atriale, infarto del miocardio. Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche. Molto comune: dispnea. Patologie gastrointestinali. Molto comune: stomatite, ulcerazione delle mucose, nausea, vomito, diarrea, dolore addominale. Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo. Molto comune: alopecia; raro: sindrome da eritrodisestesia palmare-plantare.La sindrome da eritrodisestesia palmare-plantare (sindrome mani-piedi) e' stata riportata raramente in pazienti trattati con alte dosi di medicinale e citarabina per la leucemia. La condizione e' caratterizzata da gonfiore, dolore, formicolio ed eritema del palmo della mano e della pianta del piede che, in alcuni pazienti, puo' portare a desquamazione della pelle. Per gestire tale condizione puo' risultare necessario ridurre la dose o rinviare la somministrazione di farmaco. Patologiesistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione. Moltocomune: reazioni associate all'infusione (incluso dolori alla schiena, vampate, tensione al petto e dispnea) astenia, affaticamento, febbre, brividi; comune: l'extravasazione presso il sito di iniezione puo' causare eritema, dolore e gonfiore.GRAVIDANZA E ALLATTAMENTOLe donne in eta' fertile devono usare metodi contraccettivi efficaci nel periodo in cui esse o i loro partner maschi assumono il farmaco, eper 24 settimane dopo l'interruzione del trattamento con il medicinale. Il principio attivo del medicinale, la daunorubicina, si e' dimostrata mutagena, teratogena e carcinogenica in modelli sperimentali in vitro e in vivo. Il medicinale puo' causare gravi difetti alla nascita, pertanto non deve essere impiegato in gravidanza se non strettamente necessario e la madre deve essere informata dei rischi per il feto. L'allattamento e' controindicato durante il trattamento. Non sono stati eseguiti studi non clinici sulla fertilita'; tuttavia, in studi condotti sui cani sono stati osservati effetti indesiderati a carico dei testicoli.
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Posologia
Il medicinale deve essere somministrato per infusione endovenosa. La dose iniziale raccomandata nei pazienti con sarcoma di Kaposi AIDS-correlato e' di 40 mg/m^2 ogni due settimane. Il dosaggio deve essere adattato a ciascun paziente. La terapia deve essere continuata finche' puo' essere mantenuto il controllo della malattia. Il medicinale deve essere diluito con glucosio al 5% per infusione prima della somministrazione. La concentrazione raccomandata dopo diluizione e' compresa tra 0,2 mg e 1 mg di daunorubicina/ml di soluzione. Il farmaco deve essere somministrato per via endovenosa per un periodo minimo di 30-60 minuti. Il medicinale non deve essere somministrato per via intramuscolare osottocutanea o per iniezione in bolo. Il prodotto e' una preparazioneliposomiale e non deve essere impiegata intercambiandola con daunorubicina convenzionale. Popolazione pediatrica: poiche' non vi sono sufficienti dati di sicurezza ed efficacia, l'impiego del medicinale non e'raccomandato nei bambini al di sotto dei 18 anni di eta'. Anziani: lasicurezza e l'efficacia del prodotto nei pazienti al di sopra dei 65 anni di eta' non sono state stabilite. Episodi di cardiotossicita' possono verificarsi piu' frequentemente negli anziani. Compromissione epatica e renale: il medicinale non e' stato studiato in pazienti con compromissione epatica o renale, pertanto il suo impiego non e' raccomandato in tali circostanze.
Effetti indesiderati
Le reazioni avverse con correlazione almeno possibile al trattamento con il medicinale sono di seguito elencate, classificate per sistemi eorgani e per frequenza. La frequenza e' definita come: molto comune (>=10%); comune (>=1% e <10%); non comune (>=0,1% e <1%); raro (>=0,01%e <0,1%); molto raro (<0,01%). Infezioni ed infestazioni. Molto comune: infezioni; non comune: sepsi, shock settico. Patologie del sistema emolinfopoietico. Molto comune: soppressione del midollo osseo, agranulocitosi, neutropenia, neutropenia febbrile, leucopenia, pancitopenia,trombocitopenia e anemia. Disturbi del sistema immunitario. Molto comune: reazioni allergiche; raro: reazione anafilattica. Disturbi del metabolismo e della nutrizione. Comune: disidratazione. Disturbi psichiatrici. Comune: depressione. Patologie del sistema nervoso. Molto comune: cefalea; comune: capogiri. Patologie cardiache. Comune: diminuzionedella frazione di eiezione ventricolare sinistra; non comune: insufficienza cardiaca congestizia, cardiomiopatia; raro: fibrillazione atriale, infarto del miocardio. Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche. Molto comune: dispnea. Patologie gastrointestinali. Molto comune: stomatite, ulcerazione delle mucose, nausea, vomito, diarrea, dolore addominale. Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo. Molto comune: alopecia; raro: sindrome da eritrodisestesia palmare-plantare.La sindrome da eritrodisestesia palmare-plantare (sindrome mani-piedi) e' stata riportata raramente in pazienti trattati con alte dosi di medicinale e citarabina per la leucemia. La condizione e' caratterizzata da gonfiore, dolore, formicolio ed eritema del palmo della mano e della pianta del piede che, in alcuni pazienti, puo' portare a desquamazione della pelle. Per gestire tale condizione puo' risultare necessario ridurre la dose o rinviare la somministrazione di farmaco. Patologiesistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione. Moltocomune: reazioni associate all'infusione (incluso dolori alla schiena, vampate, tensione al petto e dispnea) astenia, affaticamento, febbre, brividi; comune: l'extravasazione presso il sito di iniezione puo' causare eritema, dolore e gonfiore.
Indicazioni
Sarcoma di Kaposi AIDS-correlato in pazienti con una bassa conta di cellule CD4 (CONTROINDICAZIONI/EFF.SECONDARIpersensibilita' al medicinale o ad uno qualsiasi degli eccipienti o ad altre antracicline/antracenedioni; allattamento.POSOLOGIAIl medicinale deve essere somministrato per infusione endovenosa. La dose iniziale raccomandata nei pazienti con sarcoma di Kaposi AIDS-correlato e' di 40 mg/m^2 ogni due settimane. Il dosaggio deve essere adattato a ciascun paziente. La terapia deve essere continuata finche' puo' essere mantenuto il controllo della malattia. Il medicinale deve essere diluito con glucosio al 5% per infusione prima della somministrazione. La concentrazione raccomandata dopo diluizione e' compresa tra 0,2 mg e 1 mg di daunorubicina/ml di soluzione. Il farmaco deve essere somministrato per via endovenosa per un periodo minimo di 30-60 minuti. Il medicinale non deve essere somministrato per via intramuscolare osottocutanea o per iniezione in bolo. Il prodotto e' una preparazioneliposomiale e non deve essere impiegata intercambiandola con daunorubicina convenzionale. Popolazione pediatrica: poiche' non vi sono sufficienti dati di sicurezza ed efficacia, l'impiego del medicinale non e'raccomandato nei bambini al di sotto dei 18 anni di eta'. Anziani: lasicurezza e l'efficacia del prodotto nei pazienti al di sopra dei 65 anni di eta' non sono state stabilite. Episodi di cardiotossicita' possono verificarsi piu' frequentemente negli anziani. Compromissione epatica e renale: il medicinale non e' stato studiato in pazienti con compromissione epatica o renale, pertanto il suo impiego non e' raccomandato in tali circostanze.CONSERVAZIONEConservare il concentrato in frigorifero (a 2 gradi C - 8 gradi C). Non congelare. Tenere il flacone nell'imballaggio esterno per proteggere il medicinale dalla luce.AVVERTENZECardiotossicita': il farmaco e altre antracicline possono determinarecardiotossicita', in particolare insufficienza cardiaca congestizia conseguente a cardiomiopatia. La comparsa dei sintomi puo' essere improvvisa e puo' avvenire dopo settimane o mesi dall'interruzione della terapia. Il danno a livello cardiaco potrebbe essere irreversibile e raramente si sono verificati episodi con esito fatale, generalmente in pazienti con fattori di rischio. Il rischio di cardiotossicita' aumenta con il dosaggio cumulativo totale di antracicline. Si deve porre attenzione ai pazienti precedentemente trattati con antracicline o a quelliin pregressa (o concomitante) terapia con altri composti cardiotossici, quali il 5-fluorouracile (5-FU). Il rischio di cardiotossicita' appare essere piu' elevato nei pazienti con preesistente patologia cardiovascolare, con un'anamnesi di irradiazione al mediastino e negli anziani. Pertanto occorre essere cauti nell'utilizzare il medicinale in questi pazienti. Il farmaco deve essere somministrato a pazienti con patologia cardiovascolare solo quando i benefici superano i rischi. L'esperienza in pazienti trattati con alte dosi di medicinale (al di sopra di 60 mg/m^2) per patologie maligne diverse da sarcoma di Kaposi indicache il rischio di cardiotossicita' puo' essere piu' elevato in questipazienti. Monitoraggio cardiaco: un attento monitoraggio della funzionalita' cardiaca e' essenziale nei pazienti trattati con il medicinale. La cardiomiopatia indotta da antracicline e' generalmente associata ad una diminuzione della frazione di eiezione ventricolare sinistra (left ventricular ejection fraction - LVEF) misurata mediante ecocardiografia o tramite test MUGA (Multiple Gated Acquisition). La misurazionedella LVEF rappresenta un metodo piu' specifico per il monitoraggio della funzionalita' cardiaca rispetto all'ECG. Tutti i pazienti devono effettuare un ECG di base, un'ecocardiografia e la misurazione della LVEF prima di iniziare la terapia con il medicinale. Questi esami devono essere ripetuti regolarmente durante il trattamento. Inoltre, in tutti i pazienti, la determinazione della LVEF deve essere effettuata al raggiungimento di una dose cumulativa di 320 mg/m^2 e successivamente ogni 160 mg/m^2, in modo tale da identificare in fase iniziale qualsiasi alterazione della LVEF che puo' essere un segnale precursore di cardiomiopatia nel caso in cui la terapia con il prodotto venga mantenuta. Nei pazienti che presentano fattori di rischio di cardiotossicita' con il medicinale, o quelli che ricevono alte dosi di farmaco per ciclo(per esempio 120 mg/m^2 o oltre), la diminuzione della funzionalita' cardiaca puo' verificarsi a dosi cumulative piu' basse di medicinale, pertanto occorre prendere in considerazione la determinazione della LVEF dopo ogni ciclo di trattamento e prima di somministrare altro farmaco. Transitori cambiamenti nell'ECG, quali un appiattimento dell'onda T, un abbassamento del segmento S-T e aritmie benigne non sono considerati vincolanti per la sospensione della terapia con il prodotto. Una riduzione dell'onda QRS e' da tenere maggiormente in considerazione quale indice di tossicita' cardiaca. Ogni qualvolta si sospetti una cardiomiopatia, e/o la LVEF risulti notevolmente diminuita rispetto ai valori di pre-trattamento (per esempio riduzione del 20%) e/o la LVEF siasignificativamente piu' bassa rispetto alla prognosi (per esempio <45%), il beneficio derivante dal proseguimento della terapia deve esseresoppesato attentamente rispetto al rischio di produrre un danno cardiaco irreversibile. Si raccomanda l'interruzione del trattamento qualora compaiano segni clinici di cardiotossicita'. Tossicita' ematologica:il medicinale e' un soppressore dell'attivita' del midollo osseo. La neutropenia e' l'effetto generalmente piu' significativo, che puo' essere grave e manifestarsi con febbre ed infezione. Possono verificarsi anche anemia e trombocitopenia, ma sono generalmente meno marcate. Unapersistente grave mielosoppressione puo' causare sepsi o emorragia. Prima di ogni somministrazione e in corso di terapia con il medicinale deve essere determinata e monitorata, come appropriato dal punto di vista medico, la conta cellulare plasmatica totale. I pazienti devono essere tenuti sotto stretta sorveglianza per rilevare infezioni intercorrenti od opportunistiche. La tossicita' ematologica puo' richiedere una riduzione della dose o la sospensione o il rinvio della terapia. Il fattore stimolante le colonie di granulociti G-CSF e' stato usato per trattare pazienti con neutropenia. Si raccomanda molta cautela nell'impiego del medicinale in associazione con altri agenti soppressori della funzionalita' del midollo osseo. Reazioni relative alla sede di iniezione: occorre fare attenzione che non si verifichi extravasazione delmedicinale durante la somministrazione. La somministrazione paravenosa ha comportato la comparsa di eritema, dolore e gonfiore dei tessuti presso il sito di infiltrazione. Questi cambiamenti sono generalmente transitori, e si risolvono entro 6 mesi. Ad ogni modo, la necrosi tissutale localizzata deve essere considerata come una possibile conseguenza dell'extravasazione. Qualora compaiano segnali o sintomi da extravasazione (per esempio dolore pungente, eritema), l'infusione deve essere immediatamente interrotta e riavviata in un'altra vena. Puo' risultare inappropriato il ricorso a misure correttive che potrebbero causareil rilascio del farmaco dai liposomi (quali l'applicazione di ghiaccio o di corticosteroidi, l'instillazione di antidoti locali, compressione locale, ecc.). Reazioni acute associate all'infusione: sono state riferite in pazienti trattati con il prodotto. I sintomi tipicamente includono dolore alla schiena, vampate, tensione al petto e dispnea. Queste reazioni da infusione possono comparire in fase di prima esposizione del paziente al farmaco o durante la riesposizione di un paziente precedentemente trattato con il medicinale senza problemi. Le reazioni correlate all'infusione solitamente si verificano entro i primi 10 minuti di infusione e si attenuano rallentando o interrompendo l'infusione. Sono state riportate anche reazioni acute di tipo allergico/anafilattico, talvolta associate ad ipotensione. Occorre cautela nell'utilizzo del prodotto in concomitanza con altri agenti mielosoppressori o agenti cardiotossici.INTERAZIONIGli inibitori delle proteasi e inibitori non-nucleosidici della transcriptasi inversa sono riconosciuti quali inibitori del citocromo P450 IIIA (CYP-3A) e possono anche avere un ruolo nell'inibizione della proteina che trasporta il farmaco, glicoproteina P (P-gp). La daunorubicina e altre antracicline seguono processi metabolici tramite il CYP-3A e sono anche substrati della P-gp. C'e' pertanto una teorica possibilita' di interazione tra il medicinale e questi due gruppi di terapie antivirali. Ad oggi tuttavia, un singolo studio ha indicato che non ci sono effetti da parte degli inibitori delle proteasi o degli inibitori non-nucleosidici della transcriptasi inversa sulle proprieta' farmacocinetiche del medicinale. Dati limitati ottenuti in un piccolo studio, dove i pazienti sono stati trattati con e senza inibitori delle proteasi, indicano che non ci sono state variazioni maggiori nella tossicita' associata al farmaco. Occorre cautela nell'utilizzo del prodotto in concomitanza con altri agenti mielosoppressori o agenti cardiotossici.EFFETTI INDESIDERATILe reazioni avverse con correlazione almeno possibile al trattamento con il medicinale sono di seguito elencate, classificate per sistemi eorgani e per frequenza. La frequenza e' definita come: molto comune (>=10%); comune (>=1% e <10%); non comune (>=0,1% e <1%); raro (>=0,01%e <0,1%); molto raro (<0,01%). Infezioni ed infestazioni. Molto comune: infezioni; non comune: sepsi, shock settico. Patologie del sistema emolinfopoietico. Molto comune: soppressione del midollo osseo, agranulocitosi, neutropenia, neutropenia febbrile, leucopenia, pancitopenia,trombocitopenia e anemia. Disturbi del sistema immunitario. Molto comune: reazioni allergiche; raro: reazione anafilattica. Disturbi del metabolismo e della nutrizione. Comune: disidratazione. Disturbi psichiatrici. Comune: depressione. Patologie del sistema nervoso. Molto comune: cefalea; comune: capogiri. Patologie cardiache. Comune: diminuzionedella frazione di eiezione ventricolare sinistra; non comune: insufficienza cardiaca congestizia, cardiomiopatia; raro: fibrillazione atriale, infarto del miocardio. Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche. Molto comune: dispnea. Patologie gastrointestinali. Molto comune: stomatite, ulcerazione delle mucose, nausea, vomito, diarrea, dolore addominale. Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo. Molto comune: alopecia; raro: sindrome da eritrodisestesia palmare-plantare.La sindrome da eritrodisestesia palmare-plantare (sindrome mani-piedi) e' stata riportata raramente in pazienti trattati con alte dosi di medicinale e citarabina per la leucemia. La condizione e' caratterizzata da gonfiore, dolore, formicolio ed eritema del palmo della mano e della pianta del piede che, in alcuni pazienti, puo' portare a desquamazione della pelle. Per gestire tale condizione puo' risultare necessario ridurre la dose o rinviare la somministrazione di farmaco. Patologiesistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione. Moltocomune: reazioni associate all'infusione (incluso dolori alla schiena, vampate, tensione al petto e dispnea) astenia, affaticamento, febbre, brividi; comune: l'extravasazione presso il sito di iniezione puo' causare eritema, dolore e gonfiore.GRAVIDANZA E ALLATTAMENTOLe donne in eta' fertile devono usare metodi contraccettivi efficaci nel periodo in cui esse o i loro partner maschi assumono il farmaco, eper 24 settimane dopo l'interruzione del trattamento con il medicinale. Il principio attivo del medicinale, la daunorubicina, si e' dimostrata mutagena, teratogena e carcinogenica in modelli sperimentali in vitro e in vivo. Il medicinale puo' causare gravi difetti alla nascita, pertanto non deve essere impiegato in gravidanza se non strettamente necessario e la madre deve essere informata dei rischi per il feto. L'allattamento e' controindicato durante il trattamento. Non sono stati eseguiti studi non clinici sulla fertilita'; tuttavia, in studi condotti sui cani sono stati osservati effetti indesiderati a carico dei testicoli.
Controindicazioni ed effetti secondari
Ipersensibilita' al medicinale o ad uno qualsiasi degli eccipienti o ad altre antracicline/antracenedioni; allattamento.
Composizione ed Eccipienti
Liposomi: colfosceril stearato, colesterolo, acido citrico. Tampone: saccarosio, glicina, calcio cloruro diidrato, acido cloridrico, sodio idrossido, acqua per preparazioni iniettabili.
Avvertenze
Cardiotossicita': il farmaco e altre antracicline possono determinarecardiotossicita', in particolare insufficienza cardiaca congestizia conseguente a cardiomiopatia. La comparsa dei sintomi puo' essere improvvisa e puo' avvenire dopo settimane o mesi dall'interruzione della terapia. Il danno a livello cardiaco potrebbe essere irreversibile e raramente si sono verificati episodi con esito fatale, generalmente in pazienti con fattori di rischio. Il rischio di cardiotossicita' aumenta con il dosaggio cumulativo totale di antracicline. Si deve porre attenzione ai pazienti precedentemente trattati con antracicline o a quelliin pregressa (o concomitante) terapia con altri composti cardiotossici, quali il 5-fluorouracile (5-FU). Il rischio di cardiotossicita' appare essere piu' elevato nei pazienti con preesistente patologia cardiovascolare, con un'anamnesi di irradiazione al mediastino e negli anziani. Pertanto occorre essere cauti nell'utilizzare il medicinale in questi pazienti. Il farmaco deve essere somministrato a pazienti con patologia cardiovascolare solo quando i benefici superano i rischi. L'esperienza in pazienti trattati con alte dosi di medicinale (al di sopra di 60 mg/m^2) per patologie maligne diverse da sarcoma di Kaposi indicache il rischio di cardiotossicita' puo' essere piu' elevato in questipazienti. Monitoraggio cardiaco: un attento monitoraggio della funzionalita' cardiaca e' essenziale nei pazienti trattati con il medicinale. La cardiomiopatia indotta da antracicline e' generalmente associata ad una diminuzione della frazione di eiezione ventricolare sinistra (left ventricular ejection fraction - LVEF) misurata mediante ecocardiografia o tramite test MUGA (Multiple Gated Acquisition). La misurazionedella LVEF rappresenta un metodo piu' specifico per il monitoraggio della funzionalita' cardiaca rispetto all'ECG. Tutti i pazienti devono effettuare un ECG di base, un'ecocardiografia e la misurazione della LVEF prima di iniziare la terapia con il medicinale. Questi esami devono essere ripetuti regolarmente durante il trattamento. Inoltre, in tutti i pazienti, la determinazione della LVEF deve essere effettuata al raggiungimento di una dose cumulativa di 320 mg/m^2 e successivamente ogni 160 mg/m^2, in modo tale da identificare in fase iniziale qualsiasi alterazione della LVEF che puo' essere un segnale precursore di cardiomiopatia nel caso in cui la terapia con il prodotto venga mantenuta. Nei pazienti che presentano fattori di rischio di cardiotossicita' con il medicinale, o quelli che ricevono alte dosi di farmaco per ciclo(per esempio 120 mg/m^2 o oltre), la diminuzione della funzionalita' cardiaca puo' verificarsi a dosi cumulative piu' basse di medicinale, pertanto occorre prendere in considerazione la determinazione della LVEF dopo ogni ciclo di trattamento e prima di somministrare altro farmaco. Transitori cambiamenti nell'ECG, quali un appiattimento dell'onda T, un abbassamento del segmento S-T e aritmie benigne non sono considerati vincolanti per la sospensione della terapia con il prodotto. Una riduzione dell'onda QRS e' da tenere maggiormente in considerazione quale indice di tossicita' cardiaca. Ogni qualvolta si sospetti una cardiomiopatia, e/o la LVEF risulti notevolmente diminuita rispetto ai valori di pre-trattamento (per esempio riduzione del 20%) e/o la LVEF siasignificativamente piu' bassa rispetto alla prognosi (per esempio <45%), il beneficio derivante dal proseguimento della terapia deve esseresoppesato attentamente rispetto al rischio di produrre un danno cardiaco irreversibile. Si raccomanda l'interruzione del trattamento qualora compaiano segni clinici di cardiotossicita'. Tossicita' ematologica:il medicinale e' un soppressore dell'attivita' del midollo osseo. La neutropenia e' l'effetto generalmente piu' significativo, che puo' essere grave e manifestarsi con febbre ed infezione. Possono verificarsi anche anemia e trombocitopenia, ma sono generalmente meno marcate. Unapersistente grave mielosoppressione puo' causare sepsi o emorragia. Prima di ogni somministrazione e in corso di terapia con il medicinale deve essere determinata e monitorata, come appropriato dal punto di vista medico, la conta cellulare plasmatica totale. I pazienti devono essere tenuti sotto stretta sorveglianza per rilevare infezioni intercorrenti od opportunistiche. La tossicita' ematologica puo' richiedere una riduzione della dose o la sospensione o il rinvio della terapia. Il fattore stimolante le colonie di granulociti G-CSF e' stato usato per trattare pazienti con neutropenia. Si raccomanda molta cautela nell'impiego del medicinale in associazione con altri agenti soppressori della funzionalita' del midollo osseo. Reazioni relative alla sede di iniezione: occorre fare attenzione che non si verifichi extravasazione delmedicinale durante la somministrazione. La somministrazione paravenosa ha comportato la comparsa di eritema, dolore e gonfiore dei tessuti presso il sito di infiltrazione. Questi cambiamenti sono generalmente transitori, e si risolvono entro 6 mesi. Ad ogni modo, la necrosi tissutale localizzata deve essere considerata come una possibile conseguenza dell'extravasazione. Qualora compaiano segnali o sintomi da extravasazione (per esempio dolore pungente, eritema), l'infusione deve essere immediatamente interrotta e riavviata in un'altra vena. Puo' risultare inappropriato il ricorso a misure correttive che potrebbero causareil rilascio del farmaco dai liposomi (quali l'applicazione di ghiaccio o di corticosteroidi, l'instillazione di antidoti locali, compressione locale, ecc.). Reazioni acute associate all'infusione: sono state riferite in pazienti trattati con il prodotto. I sintomi tipicamente includono dolore alla schiena, vampate, tensione al petto e dispnea. Queste reazioni da infusione possono comparire in fase di prima esposizione del paziente al farmaco o durante la riesposizione di un paziente precedentemente trattato con il medicinale senza problemi. Le reazioni correlate all'infusione solitamente si verificano entro i primi 10 minuti di infusione e si attenuano rallentando o interrompendo l'infusione. Sono state riportate anche reazioni acute di tipo allergico/anafilattico, talvolta associate ad ipotensione. Occorre cautela nell'utilizzo del prodotto in concomitanza con altri agenti mielosoppressori o agenti cardiotossici.
Gravidanza e Allattamento
Le donne in eta' fertile devono usare metodi contraccettivi efficaci nel periodo in cui esse o i loro partner maschi assumono il farmaco, eper 24 settimane dopo l'interruzione del trattamento con il medicinale. Il principio attivo del medicinale, la daunorubicina, si e' dimostrata mutagena, teratogena e carcinogenica in modelli sperimentali in vitro e in vivo. Il medicinale puo' causare gravi difetti alla nascita, pertanto non deve essere impiegato in gravidanza se non strettamente necessario e la madre deve essere informata dei rischi per il feto. L'allattamento e' controindicato durante il trattamento. Non sono stati eseguiti studi non clinici sulla fertilita'; tuttavia, in studi condotti sui cani sono stati osservati effetti indesiderati a carico dei testicoli.
Interazioni con altri prodotti
Gli inibitori delle proteasi e inibitori non-nucleosidici della transcriptasi inversa sono riconosciuti quali inibitori del citocromo P450 IIIA (CYP-3A) e possono anche avere un ruolo nell'inibizione della proteina che trasporta il farmaco, glicoproteina P (P-gp). La daunorubicina e altre antracicline seguono processi metabolici tramite il CYP-3A e sono anche substrati della P-gp. C'e' pertanto una teorica possibilita' di interazione tra il medicinale e questi due gruppi di terapie antivirali. Ad oggi tuttavia, un singolo studio ha indicato che non ci sono effetti da parte degli inibitori delle proteasi o degli inibitori non-nucleosidici della transcriptasi inversa sulle proprieta' farmacocinetiche del medicinale. Dati limitati ottenuti in un piccolo studio, dove i pazienti sono stati trattati con e senza inibitori delle proteasi, indicano che non ci sono state variazioni maggiori nella tossicita' associata al farmaco. Occorre cautela nell'utilizzo del prodotto in concomitanza con altri agenti mielosoppressori o agenti cardiotossici.
Forme Farmacologiche
Conservazione del prodotto
Conservare il concentrato in frigorifero (a 2 gradi C - 8 gradi C). Non congelare. Tenere il flacone nell'imballaggio esterno per proteggere il medicinale dalla luce.