citarabina hik 5f 100mg/5ml citarabina hikma farmaceutica s.a.

Che cosa è citarabina hik 5f 100mg/5ml?

Citarabina hos soluzione iniettabile prodotto da hikma farmaceutica s.a.
è un farmaco generico della categoria farmaci preconfezionati prodotti industrialmente - generici che appartiene alla fascia C che comprende quei farmaci che, non essendo considerati essenziali, sono completamente a carico del cittadino ma richiedono comunque prescrizione .
Citarabina hos risulta disponibile solo nelle farmaice ospedaliere o specialistico

E' utilizzato per la cura di antimetabolita.
Contiene i principi attivi: citarabina
Codice AIC: 034164083 Codice EAN: 0

Informazioni e Indicazioni, a cosa serve?

E' indicata per indurre la remissione nella leucemia acuta mieloide dell'adulto e del bambino. E' secondariamente indicata nel trattamento delle altre forme proliferative della serie bianca.

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Posologia

Non e' attiva per via orale. La somministrazione varia in funzione del programma terapeutico che verra' adottato. Puo' essere somministrataper iniezione endovenosa rapida o per infusione venosa lenta, per iniezione sottocutanea e per via intratecale (utilizzando solo la concentrazione da 20 mg/1 mL). Non va somministrata per via intratecale in quanto moderatamente ipertonica. Puo' essere diluita in acqua per preparazioni iniettabili sterile, in Glucosio o in soluzione fisiologica. Leinfusioni approntate per l'uso in maniera asettica devono essere impiegate immediatamente, in alternativa, possono essere conservate 24 oretra i 2-8C, lontano dalla luce. In alcuni pazienti si sono verificatetromboflebiti al sito dell'infusione venosa e raramente si e' verificato dolore e infiammazione al sito dell'iniezione sottocutanea. I pazienti possono tollerare dosi complessivamente superiori quando il farmaco viene somministrato mediante iniezione endovenosa rapida rispetto all'infusione lenta. Infatti in tale caso si verifica una rapida inattivazione del farmaco con riduzione del tempo di esposizione sia delle cellule normali che neoplastiche. Le cellule normali e neoplastiche sembrano rispondere in modo approssimativamente parallelo a questi diversi modi di somministrazione e non e' stata dimostrata alcuna chiara differenza sul piano clinico. Nella terapia di induzione nella leucemia acuta non linfocitica la dose usuale in associazione ad altri farmaci antiblastici e' 100 mg/m2/die in infusione endovenosa continua (giorni 1-7) oppure 100 mg/m2 e.v. ogni 24 ore (giorni 1-7). Per l'impiego nella leucemia acuta linfocitica si deve consultare la letteratura per leraccomandazioni correnti.

Effetti indesiderati

Reazioni avverse: essendo un agente citotossico con attivita' di mieloinibizione, le reaz. avverse previste sono quelle comuni ai farmaci di questa classe quali anemia, leucopenia, trombocitopenia, megaloblastosi, reticolocitopenia, alterazioni qualitative della popolaz. cellulare del midollo osseo. La gravita' di queste reaz. e' dipendente dallo schema posologico e dall'entita' della dose. Complicanze infettive: infezioni virali, batteriche, micotiche, parassitiche o saprofitiche a qualsiasi localizzazione corporea, possono essere associate all'impiegoda sola o in combinaz. ad altri agenti immunosoppressivi. Queste infezioni possono essere lievi, ma anche gravi e a volte con esito infausto. Sindrome da citarabina: caratterizzata da febbre, mialgia, dolore osseo, occasionalmente dolore toracico, rash maculopapulare, congiuntivite e malessere. Usualmente si manifesta dopo 6-12 ore. La somministraz. di corticosteroidi e' risultata efficace nel trattamento/prevenzione di questa sindrome. Se i sintomi sono ritenuti trattabili, dovrebbe essere previsto sia l'impiego di corticosteroidi che la continuazione della terap. Effetti collaterali associati a trattamento intratecale: raramente causa tossicita' sistemica. Frequenti sono nausea, vomito, febbre e mal di testa transitorio; solitamente modesti e auto-limitanti. Raramente riportati meningismo, parestesia, paraplegia e convulsioni. La neurotossicita' dopo iniezione intratecale e' attribuita ai conservanti, quindi le preparazioni contenenti conservanti non vanno utilizzate. Reaz. avverse piu' frequenti: anoressia, nausea, vomito, diarrea, ulcerazioni orali e anali, disfunzione epatiche, febbre, rash, tromboflebiti. Nausea e vomito sono piu' frequenti dopo iniezione endovenosa rapida. Reaz. avverse meno frequenti: sepsi, cellulite al sito di iniezione, ulcerazioni cutanee e delle mucose, ritenzione urinaria, disfunzioni renali, neuriti, neurotossicita', mal di gola, esofagiti, dolore toracico, cefalea, orticaria, polmonite, dolore addominale, pigmentazioni, ittero, congiuntivite (puo' essere associata a rash), vertigini, alopecia, anafilassi, edema allergico, prurito, respiro corto. Casodi anafilassi, risultato in arresto cardiopolmonare acuto. Dosi sperimentali: somministrata secondo schemi posologici sperimentali elevati (2-3 g/m2) ha provocato tossicita' grave a volte fatale a carico del S.N.C., dell'apparato gastrointestinale e dei polmoni (diversi da quella riscontrata con i regimi terapeutici convenzionali). Queste reaz. comprendono tossicita' corneale reversibile, congiuntivite emorragica; disfunzioni cerebrali e cerebellari, usualmente reversibili, con cambiodella personalita', sonnolenza e coma; gravi ulcerazioni gastrointestinali, compresa la pneumatosi cistoide intestinale esitante in peritonite; sepsi e ascessi epatici; danni epatici con aumento della bilirubinemia; necrosi intestinale e colite necrotizzante; edema polmonare. Raramente, grave rash cutaneo ha indotto desquamazione. Alopecia totale.Casi di cardiomiopatia, con conseguenze fatali, verificati dopo terapia con dosi sperimentali elevate in associazione a ciclofosfamide per la preparazione al trapianto midollare: questa reaz. puo' essere dipendente dallo schema terapeutico. Dopo terapia sperimentale con dosi elevate per il trattamento delle recidive della leucemia e' stata segnalata in 16/72 pazienti una sindrome da improvvisa insufficienza respiratoria, progredita rapidamente ad edema polmonare e cardiomegalia radiograficamente evidente. L'esito puo' essere fatale. Due pazienti con leucemia acuta non linfocitica dell'adulto hanno sviluppato neuropatia periferica del motorio e del sensorio dopo consolidamento con dosi elevate di citarabina, daunorubicina e asparaginasi. I pazienti trattati con dosi elevate devono essere osservati per la possibile insorgenza di neuropatie dal momento che possono essere necessarie variaz. dello schema posologico per evitare alterazioni neurologiche irreversibili. Dieci pazienti trattati con dosi sperimentali intermedie (1 g/m2) da solao in associazione ad altri agenti chemioterapici (meta-AMSA, daunorubicina, etoposide) hanno sviluppato polmonite interstiziale diffusa senza una chiara correlazione di causalita' con la citarabina. Segnalati due casi di pancreatine possibilmente correlati alla citarabina, dopo somministraz. a dosi elevate in associazione a numerosi altri farmaci.Per la terapia di induzione i pazienti devono essere ospedalizzati inreparti attrezzati di apparecchiature e laboratori tali da garantire un controllo sufficiente della tollerabilita' e proteggere o mantenerein vita un paziente compromesso dalla tossicita' del farmaco. Il principale effetto secondario e' la mieloinibizione con conseguente leucopenia, trombocitopenia ed anemia. Manifestazioni secondarie di minore entita' sono rappresentate da nausea, vomito, diarrea, dolori addominali ed ulcerazioni del cavo orale; possibili alteraz. della funzionalita' epatica. Somministrare con attenzione e a dosi ridotte nei pazienti con alterata funzionalita' epatica in quanto viene metabolizzato prevalentemente nel fegato. Potente attivita' mieloinibitrice. La terap. deve essere iniziata con cautela nei pazienti con preesistente depressione midollare indotta da farmaci. I pazienti devono essere sorvegliati e, deve essere effettuato il conteggio giornaliero di globuli bianchi e di piastrine. Esami del midollo osseo devono essere effettuati di frequente dopo la scomparsa delle forme blastiche dal sangue periferico.Eventualita' di complicaz. che richiedono emotrasfusioni (per emorragie dovute a trombocitopenia) o terap. antinfettive (per gravi infezioni conseguenti a granulocitopenia e anergia). La terap. deve essere modificata o sospesa quando le piastrine scendono al di sotto di 50.000/mm3 o se i granulociti scendono al di sotto di 1.000/mm3. Il conteggio degli elementi formati nel sangue periferico puo' continuare a scendere dopo la sosp. e raggiungere il nadir dopo intervalli di 12-24 gg daltermine della somministraz. Il trattamento puo' essere ripreso quandosi manifestano segni precisi di recupero dell'attivita' midollare conaumento delle piastrine o dei granulociti. Attendere che i valori ematologici si normalizzino prima di riprendere il tratt. puo' comportarela perdita di controllo della malattia. Precauz. diverse possono essere adottate in caso di gravi segni di tossicita' in altri apparati o per la rapida caduta degli elementi formati nel sangue periferico. I pazienti devono essere sottoposti a controlli periodici della attivita' del midollo osseo o della funzionalita' epatica e renale. Puo' indurrestato di iperuricemia secondario alla rapida lisi delle cellule neoformate. Controllare liv. di uricemia ed instaurare misure terap. adattese necessario. Per via endovenosa rapida causa nausea e vomito, minori per infusione lenta.

Indicazioni

E' indicata per indurre la remissione nella leucemia acuta mieloide dell'adulto e del bambino. E' secondariamente indicata nel trattamento delle altre forme proliferative della serie bianca.

Controindicazioni ed effetti secondari

Ipersensibilita' al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti. La terapia non deve essere effettuata in pazienti con pre-esistente depressione midollare indotta da altri farmaci, a meno che tale terapia sia considerata la migliore alternativa terapeutica per il paziente. Da non usarsi in gravidanza accertata o presunta. Ha azione teratogena in alcune specie animali. Per il rischio di potenziali anomalie, causate dalla terapia citotossica, particolarmente durante il primo trimestre di gestazione, le pazienti gia' gravide o che lo diventino durante il trattamento devono essere informate sui potenziali rischi per il feto e consigliate sull'opportunita' di continuare o meno la gravidanza. Tale rischio, pur essendo presente, e' considerevolmente ridottose la terapia viene iniziata durante il secondo o il terzo trimestre di gravidanza. Benche' neonati normali siano stati partoriti da pazienti trattate durante l'intero periodo della gravidanza, e' consigliabile che questi bambini vengano tenuti sotto osservazione medica. Non sono disponibili dati nell'uomo o nell'animale relativi alla escrezione di citarabina nel latte. E' buona norma pertanto interrompere l'allattamento o sospendere la terapia, tenendo in considerazione l'importanza del farmaco per la madre. Sono riportati 32 casi di trattamento in gravidanza con citarabina da sola o in associazione con altri farmaci citotossici. In 18 casi non si sono osservate anormalita' alla nascita. Sono riportati due casi di malformazioni, uno caratterizzato da anomalia alle estremita' e all'apparato uditivo e l'altro da anomalia alle estremita' superiori e inferiori. In entrambi i casi il trattamento fu effettuato durante il primo trimestre di gravidanza. In sette casi si ebbero problemi nel periodo neonatale, quali: pancitopenia; riduzione transitoria dei globuli rossi, dell'ematocrito e delle piastrine; alterazioni elettrolitiche; eosinofilia transitoria, e in un caso elevati livelli di IgM e iperpiressia probabilmente in seguito a sepsi. Sei deisette neonati erano prematuri. Il neonato con pancitopenia mori' dopo21 giorni per sepsi. In cinque casi si procedette all'interruzione terapeutica della gravidanza. Un feto mostro' splenomegalia e un altro trisomia di un cromosoma del gruppo C nel tessuto corionico.

Interazioni con altri prodotti

Diminuzioni reversibili delle concentrazioni plasmatiche allo steady-state della diossina e dell'escrezione del glicoside renale sono stateosservate in pazienti riceventi betaacetildigossina con regimi chemioterapici contenenti ciclofosfamide, vincristina e prednisone con o senza citarabina o procarbazina. Le concentrazioni plasmatiche allo steady-state della digitossina non apparivano cambiate. Pertanto puo' essere indicato il monitoraggio dei livelli plasmatici di digossina nei pazienti in trattamento con tale regime di chemioterapia. L'impiego delladigitossina in tali pazienti puo' essere considerato come un'alternativa. La citarabina ha mostrato un antagonismo in vitro con la gentamicina nella suscettibilita' dei ceppi di K. pneumoniae. Pertanto nei pazienti in trattamento con citarabina che presentano un'infezione da K. pneumoniae trattata con gentamicina, l'assenza di una pronta risposta terapeutica puo' indicare la necessita' di una rivalutazione della terapia antibatterica. E' possibile un'inibizione dell'efficacia della fluorocitosina durante la terapia per potenziale inibizione competitiva del suo uptake.

Forme Farmacologiche


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